La quarta strofa - Assenza di Gozzano
La quarta strofa - Assenza di Gozzano
Con un'apparente incongruenza, la quarta strofa si presenza con quella figura retorica che si potrebbe chiamare non conseguenza e che consiste nel passaggio, all'apparenza immotivato, dal livello soggettivo a quello non umano della natura. In realtà l'impressione di un salto tra questi versi ed i precedenti è solo momentanea. Già la ripresa ravvicinata del parallelismo fa emergere, per un sottile processo di semantizzazione della sintassi, il bisogno di colmare una separazione non voluta, il desiderio di riunire i protagonisti di una comunione interrotta.
La tensione alla ricongiunzione è poi tutta condensata nelle immagini di una vicenda che solo in superficie sembra descrivere eventi naturali. Intanto, il declino del giorno e del tempo è una nuova figura del ripiegamento di chi vive il sentimento dell'assenza, e la mediazione linguistica che assimila nella metafora il declino di stati della natura a quello umano si può cogliere nel primo componimento dei Colloqui: guardo il sole che declina / già lentamente sul mio cielo grigio.
Se il tramonto del giorno è allusivo di una condizione umana, anche il geranio vermiglio partecipa di complesse valenze metaforiche. Sappiamo già dalla strofa eliminata di A che in quanto fiore fa parte dei segni della donna. Nel contesto della poesia gozzaniana, vermiglio è colore riferito a certi fiori, o al sangue, o ai sogni. Se però ci si limita alla Via del rifugio e ai Colloqui, si rileva agevolmente che quest'aggettivo, a parte il caso dell'Assenza, è esclusivamente associato alla bocca. Dunque la sovradeterminazione, la presenza multipla dell'aggettivo vermiglio fa derivare al passo dell'Assenza il contenuto accessorio che gli pertiene per essere altrove accostato a bocca. Del resto, il fiore del geranio, provvisto di una corolla che si apre al bacio degli insetti impollinatori, è in certo simile alla bocca. Su di esso allora, rosso come labbra, si libra per succhiarne il nettare una farfalla, un Papilio, che, dilatato a proporzioni quasi umane dall'aggettivo enorme, e con il suo fremito quasi umano, rivela il desiderio orale rimosso. Come le altre farfalle, anche il Papillo dell'Assenza è messaggero d'amore. Il suo librarsi, il fremito delle sue ali, che preludono al contatto col geranio, invitano al vagheggiamento fantastico su scene ed immagini non dichiarate.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Letteratura italiana moderna e contemporanea
- Docente: Giuseppe Savoca
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