La teoria della madre uccello - Gozzano -
Nell'Assenza, la farfalla si libra sul geranio pronta a baciarlo; la luna, come una madre assente, pensa a tornare nel cielo, nello spazio del figlio; il martin pescatore compare fulmineamente per ghermire, baciandola – divorandola, la sua preda. Di questi tre nuclei di immagini, l'ultimo è il balenante e il più denso, e si presenta con il carattere condensato di una visione onirica. Ancora una volta, i puntini di reticenza alludono a un limite oltre il quale la coscienza non vede, e sugggeriscono il compimento fantsmatico di una scena ineffabile e interdetta, quale potrebbe essere quella del congiungimento dei genitori, o del figlio con la madre, sotto la specie di un cannibalismo reciproco. Com'è noto, la letteratura psicanalitica ha descritto l'esistenza inconscia di una fantasia di madre - uccello, che, nel caso, va messa in relazione all'esperienza della separazione e dell'assenza. Infatti, per quanto temporaneo, ogni allontanamento della madre riattiva, nel bambino che è dentro il poeta, remote esperienze di perdita che per l'infante sono state una volta cariche di grave angoscia. Da ciò, nell'Assenza, il lavoro dei simboli e delle immagini che approda alla fantasia oniroide del martin pescatore.
Per certi versi è in moto un processo assimilabile a quello che, sulla scorta della teoria freudiana dell'appagamento di desiderio tipica del sogno, Fornari descrive lucidamente come trasformazione del bisogno in desiderio e successiva trasformazione del bisogno in angoscia. Alla luce di questo riferimento teorico, non ci sembra fuor di luogo vedere nell'immagine della luna che pensa al ritorno, il momento positivo del desidero che si appropria allucinatoriamente dell'oggetto buono (la luna – madre che si prepara al ritorno), e nel martin pescatore il fantasma di cui l'oggetto allucinato, in un gioco inestricabile di introiezioni e proiezioni su base orale, irrompe come cattivo, predatore. Inutile, oltre che sbagliato, sarebbe cercare, nell'ambito della fantasia distruttiva, una distinzione di ruoli tra soggetto e oggetto o di funzioni, chiedersi, in altre parole, chi sia il predato e chi il predatore. La simbolizzazione orale è eminentemente confusiva, dominata dall'indistinzione tra l'io e gli oggetti. Se può succedere che l'assenza si tramuti in presenza cattiva, questa può ben essere sentita come una deflessione all'esterno della parte distruttiva di sé. Comunque sia, l'immagine del martin pescatore introduce nella tematica dell'oralità una componente fantasmatica sostenuta dalla pulsione di morte.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Letteratura italiana moderna e contemporanea
- Docente: Giuseppe Savoca
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