La quinta strofa - Assenza di Gozzano
La quinta strofa - Assenza di Gozzano
Dalla vicenda fiore – farfalla passiamo a quella del giorno e della luna. L'azzurro infinito del giorno / è come una seta ben tesa; / ma sulla serena distesa / la luna già pensa al ritorno. Il desiderio taciuto di colmare l'assenza trova ancora la via per manifestarsi attraverso lo schermo delle immagini naturali. La seta ben tesa del giorno è metafora della distanza, del velo che separa il poeta dall'assente, della tensione di un tempo che sembra infinito, ma che porterà la sera e il ritorno della donna. La saldatura metaforica tra il ritorno sperato dell'assente e quello certo della luna, che sta per affacciarsi nel cielo, avviene senza scarti, e la tensione dell'attesa è come pacificata dalla serena calma che nasce dalla certezza di un evento naturale immutabile e necessario. Quanto al passaggio dalla maiuscola di B alla minuscola luna di C (nuova, come sappiamo, rispetto ad A) si può ancora ipotizzare l'azione di una tendenza alla rimozione che degrada il segno privilegiato di una realtà quasi numinosa alla medietà del nome comune. Non è da escludere infatti che la sua degradazione grafica al rango delle cose comuni ubbidisca all'intenzione di rimuovere il sospetto di un'affinità simbolica luna – donna – mamma, se è vero che la luna che pensa al ritorno appare in B e C al posto della madre di A. La luna nei Colloqui ha sempre l'onore della maiuscola, con la sola eccezione di questo luogo della redazione ultima dell'Assenza. Accade esattamente l'opposto per sole, sempre minuscolo, fuorché in un passo dell'Amica di nonna Speranza, dove viene promosso alla dignità della maiuscola soltanto perché attratto dalla vicina presenza della Luna. Dunque, l'usus scribendi di Gozzano, nel caso dei due corpi celesti, è duplice, e non sembra arbitrario dedurne, proprio a causa della modificazione grafica del significante, che la Luna è apparentata simbolicamente con le altre personae a cui nei Colloqui è riservato lo stesso segnale distintivo della maiuscola.
Questo unicum dell'Assenza attesta dunque un'eccezione su cui l'ipotesi dell'intervento di una forza rimovente sembra adeguata. Al tentativo di desimbolizzazione si accompagna un proposito di oggettivazione delle proprie fantasie, segnalato anche dalla eliminazione della strofa di B (La luna polita...) che appariva appesantita dall'inserzione autocitativa relativa a Carlotta e Speranza. Ma, tuttacia, non è senza significato che in B comparisse nella luna coi suoi continenti corrosi un bacio di sposi, che si collegava chiaramente al bacio di apertura, il quale, proprio perché replicato e parafrasato, veniva come privato di forza, mentre in C, da solo, all'inizio, resta il centro di gravitazione di tutta la lirica. Il bacio lunare, della luna o nella luna, è del resto un'immagine così emblematica della poesia gozzaniana, che il suo alone arriva a toccare anche quest'essenziale luna dell'Assenza versione C.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Letteratura italiana moderna e contemporanea
- Docente: Giuseppe Savoca
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