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Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Figlio del principe Giulio di Lampedusa, Giuseppe Tomasi di Lampedusa nasce a Palermo nel 1896. Fino al 1850 è un dilettante della letteratura, appassionato e colto lettore di narrativa originale e non. Dal 1955 si dedica alla stesura del suo capolavoro, Il Gattopardo, ultimato tra il 56 e il 57. Prima della morte, avvenuta nel 1957, scrive ancora alcuni racconti. Il Gattopardo, uscito postumo nel 1958 dopo i rifiuti da parte di alcune case editrici (il romanzo era distante sia dai modi neorealistici che da quelli più sperimentali) è la storia del principe Fabrizio di Salina, che vede crollare il Regno delle due Sicilie e costituirsi il Regno d'Italia.

L'opera si prestava a numerose obiezioni di tipo ideologico, specie da parte della critica di sinistra: il disincanto del protagonista appariva non compatibile con le speranze di riscatto, e sembrava avallare un immobilismo politico sociale: "Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi", si legge in un passo sulla mancata rivoluzione risorgimentale.

Come già nei Vicerè di De Roberto, i vecchi potenti si trasformano e rimangono al loro posto, anche perchè chi potrebbe impegnarsi a cambiare è convinto che ciò sarà impossibile: "Il sonno è ciò i Siciliani vogliono, ed essi odieranno sempre chi li vorrà svegliare". La decadenza è inevitabile.
Dopo le polemiche seguite alla pubblicazioni, la versione cinematografica di Visconti (1963) e vari studi filologici, negli ultimi anni il Gattopardo è stato riesaminato dalla critica, che ha evidenziato le molteplici sfumature delle analisi psicologiche e la capacità di costruzione dei personaggi.

Tratto da LETTERATURA ITALIANA MODERNA E CONTEMPORANEA di Domenico Valenza
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