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La memorialistica e il rapporto tra narrativa e giornalismo

Tra i generi più diffusi in questa fase vi è il filone della memorialistica di guerra, che ripropone le esperienze vissute sotto il regime fascista e nel periodo bellico e postbellico. Fra i diari, incisivo è Banditi (1946) di Pietro Chiodi, che rievoca la Resistenza in Piemonte con una riflessione etico-civile. Mentre sono numerosi i resoconti di ex partigiani, rari sono quelli di ex fascisti, come A cercare la bella morte di Giose Ramanelli, storia di un giovane repubblichino.

A fianco della memorialistica di guerra, vi è l'altro filone della memorialistica famigliare: in quest'ambito si colloca Natalia Ginzburg. Al confine tra i vari tipi di rievocazioni memorialistiche si colloca Giorgio Bassani. Ferrarese di origine ebraica, si trasferì a Roma sin dal 1943, ma le sue opere raccontano spesse vicende della città d'origine. Dell'antisemitismo del regime fascista parlano molte opere, compresa la più nota, il romanzo Il giardino dei Finzi-Contini (1962).

In questo periodo, numerosi sono gli scrittori che alternano l'attività narrativa e quella giornalistica e cinematografica. Fra i più noti va annoverato Mario Soldati, narratore poliedrico che si affermò come regista e autore di testi che rappresentano con ironia l'Italia piccolo e alto-borghese.

Altro autore è Guido Piovene, che nel saggio giornalistico Viaggio in Italia (1957) mette a fuoco l'evoluzione sociale del paese nel dopoguerra. Infine, fra i giornalisti-scrittori, si ricorda anche Indro Montanelli, personaggio scomodo già durante il regime fascista, ideologicamente legato alla destra ma irrequieto e polemico che pubblicherà articoli e volumi sulla storia d'Italia.
Già nell'immediato dopoguerra, una funzione di impegno sociale è attribuita alla letteratura da molti intellettuali e scrittori, spesso politicamente impegnati. Uno dei più autorevoli è Carlo Levi, torinese di origine ebraica e confinato in Lucania nel '35/'36 per la sua attività antifascista. Alla fine della guerra, da questa esperienza ricavò un resoconto crudo, Cristo si è fermato a Eboli (1945), dal quale emergeva la separazione assoluta del mondo contadino lucano dalla modernità.
Va ricordato anche Danilo Dolci, nato in Friuli ma trasferitosi in provincia di Trapani all'inizio degli anni Cinquanta, e poi protagonista di battaglie non violente contro le disuguaglianze sociali del Sud: Banditi a Partinico (1955) e Inchiesta a Palermo (1956) sono i suoi più noti libri-documento.

Tratto da LETTERATURA ITALIANA MODERNA E CONTEMPORANEA di Domenico Valenza
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