"Intolerance" di Griffith. Religione e montaggio parallelo
Una delle opere più spettacolari mai realizzate, per la maestosità delle scenografie e il numero di comparse impiegate. "Intolerance" è composto da quattro storie molto diverse tra loro, separate nello spazio e nel tempo. Qui la forza narrativa sta nell’uso del montaggio parallelo: le storie sono montate in alternanza tra di loro in modo tale da creare non un legame narrativo (le quattro storie si svolgono in ambienti e in tempi assai diversi tra loro), ma concettuale. L’idea di base è che l’intolleranza è al principio di tutti i mali dell’uomo. Grazie al montaggio parallelo e un’immagine ricorrente (una madre che dondola una culla) che mette in relazione le quattro storie (la caduta di Babilonia, la passione di Cristo, il massacro della notte di San Bartolomeo, un conflitto tra un industriale e i suoi operai che provoca la condanna a morte di un innocente) si sottolineano le analogie tra passato e presente e il carattere immutabile dell’intolleranza, fino all’allegoria finale che invoca la fine di ogni violenza.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Marco Vincenzo Valerio
[Visita la sua tesi: "La fortuna critica italiana de I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli"]
- Università: Università degli Studi di Milano
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Teoria e analisi del linguaggio cinematografico
- Docente: Elena Dagrada
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