"Il gabinetto del dottor Caligari" di Robert Weine
Questo film è considerato il prodotto simbolo dell’espressionismo tedesco. La messa in scena ha come esplicito scopo quello della deformazione della realtà, sorretta da una straordinaria coerenza visiva e un immaginario ricchissimo. Il film costituisce una delle prime esperienze filmiche legate alle problematiche della filosofia contemporanea e risente del clima di messa in discussione della realtà, della cosa in sé e della verità che caratterizza l’eredità di Nietzsche. Il film è conosciuto soprattutto per la configurazione particolare delle immagini e per l’uso di scenografie irrealistiche, deformate, fatte di case sghembe e distorte, di spazi irregolari, di oggetti amplificati, di giochi allucinati di luci e ombre, spesso disegnate sugli stessi fondali. Sono immagini che oggettivano adeguatamente una visione angosciata e alterata del reale e presentano un mondo ridotto a spazio allucinato, a ossessione interiore.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Marco Vincenzo Valerio
[Visita la sua tesi: "La fortuna critica italiana de I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli"]
- Università: Università degli Studi di Milano
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Teoria e analisi del linguaggio cinematografico
- Docente: Elena Dagrada
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