Stato di conservazione del dipinto prima dell’attuale intervento
La superficie pittorica si presenta alterata nei suoi valori cromatici e ricoperta da numerosi strati di vernice ingiallita che in alcuni punti era divenuta lattiginosa. Molte zone risultavano di difficile lettura.
Gli scuri del fondo risultavano appiattiti e privi di brillantezza compromettendo così il l’effetto prospettico e il gioco delle luci e delle ombre.
Diversi particolari era ridotti a masse scure senza definizione.
Alcune lacune erano ben visibili lungo la base del dipinto dove erano presenti numerosi fori di chiodi applicati sul colore; altre erano state integrate con colori ad olio e comparivano alterate e opache.
Una forte abrasione era presente sulla testa sulla testa del flagellatore di sinistra, priva delle velature nella parte in ombra.
Affioravano abbozzi coperti da stesure di colore a olio divenute scure.
Su diversi punti del pavimento apparivano chiazze chiare prodotte probabilmente da una drastica pulitura.
La superficie pittorica presentava numerosi rigonfiamenti e crepe generati dai troppo spessi strati delle stesure pittoriche.
Tecniche di intervento
a) Pulitura
1. Prima fase: eseguita con alcol etilico e acetone. L’operazione ha consentito di rimuovere gli strati di vernice e alcuni ritocchi e ridipinture meno tenaci eseguite con colori ad olio. Sono venuti così a delinearsi i piano luminosi e i dettagli di alcuni particolari fino ad allora poco leggibili. Sono apparse numerose lacune e stuccature eseguite con gesso e colla animale. Sono emersi bozzi e pentimenti.
2. Seconda fase: eseguita con dimetilformammide. Ha rimosso ridipinture tenaci localizzate sul fondo scuro e sulla colonna. La pulitura ha portato in rilievo una moltitudine di schizzi di una vernice bruna che Caravaggio non si preoccupò di rimuovere perché evidentemente non erano molto visibili.
Copie e repliche
L’unico dipinto che può considerarsi vera copia della Flagellazione di Caravaggio è l’opera conservata ancora oggi nella cappella del Rosario in San Domenico ed ivi già presente quando l’originale si trovava in loco. Si è molto discusso sulla paternità di quest’opera e alla fine la critica sarebbe d’accordo nell’affidarla ad Andrea Vaccaro.
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