Copie e repliche di Sant’Orsola dopo Caravaggio
Dalle testimonianze passate emerge una singolarità: per un dipinto così importante e così largamente documentato nelle carte private di oltre due secoli, sono del tutto assenti le testimonianze pubbliche fino alla menzione a stampa del 1845 che anch’essa passò inosservata. Sembra incredibile che nemmeno gli scrittori genovesi avessero scritto del dipinto e non ci fu pittore che ne fece una copia. Le case dei Doria saranno state pure ben impenetrabili ma i pittori la frequentavano.
Chi sembra rompere il silenzio è Domenico Fiasella. Si tratta di un "martirio di Sant’Orsola" che esiste a Genova nella Chiesa di Sant’Anna. Qui il tema è restituito alla sua versione tradizionale con simboli di santità e copia di vergini in paesaggio. Tuttavia egli dà al re unno sembianze simili a quelle date da Caravaggio: copricapo piumato e corazza. Ciò vuol dire che almeno lui era a conoscenza del dipinto di Caravaggio.
Nel 1607 Michelangelo Merisi parte per Malta, sempre per intercessione dei Colonna, qui entra in contatto con il Gran Maestro dell'Ordine dei Cavalieri di San Giovanni, Alof de Wignacourt, a cui il pittore fece anche un ritratto. Il suo obiettivo era diventare Cavaliere per ottenere l'immunità, in quanto su di lui pendeva ancora la condanna alla decapitazione. Il Caravaggio firma un documento dove dichiara che il suo luogo di nascita è proprio Caravaggio in provincia di Bergamo. Questo dovrebbe far riflettere sulle numerose diatribe sul suo luogo di nascita. Nel 1608 Caravaggio dipinge la "Decollazione di San Giovanni Battista", il suo quadro più grande per dimensioni, tuttora conservato nella Cattedrale di La Valletta. Dopo un anno di noviziato, il 14 luglio 1608 Caravaggio fu investito della carica di "Cavaliere di grazia", di rango inferiore rispetto ai "Cavalieri di giustizia" di origine aristocratica. Anche qui ebbe dei problemi: fu arrestato per un duro litigio con un cavaliere del rango superiore e perché si venne a sapere che su di lui pendeva la condanna a morte. Venne rinchiuso nel carcere di Sant'Angelo a La Valletta.
Il 6 ottobre: riuscì incredibilmente ad evadere e a rifugiarsi in Sicilia a Siracusa. Il 6 dicembre i Cavalieri espulsero Caravaggio dall'Ordine con disonore: «Come membro fetido e putrido».
A Siracusa, Caravaggio fu ospite di Mario Minniti, suo amico di vecchia data, conosciuto durante gli ultimi anni romani. Nella città siciliana si interessò molto all'archeologia studiando i reperti ellenistici e romani della città siciliana.
Durante questo soggiorno dipinse per la Chiesa di Santa Lucia una pala d'altare del "Seppellimento di santa Lucia" (la patrona della città siciliana). Durante il suo tragitto, secondo molti critici e secondo lo scrittore Andrea Camilleri, si sarebbe fermato a Licata, dipingendo il "S. Girolamo nella fossa dei leoni", dipinto che avrebbe creato il culto della festa del Venerdì santo nella località dell'agrigentino e il San Giacomo della misericordia presente nella omonima chiesa.
A Messina dipinse la "Resurrezione di Lazzaro", tetra incompiuta e cimiteriale rappresentazione, la cui parte centrale è occupata dal corpo spasmodicamente teso nel gesto del braccio verso la luce, e l'"Adorazione dei pastori", umile, raccolta, essenziale, calma.
Fece a Palermo per l'Oratorio della Compagnia di San Lorenzo una "Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d'Assisi", ricordata da Giovan Pietro Bellori, di lì poi trafugata da "Cosa nostra" nella notte tra il 17 e il 18 ottobre 1969.
Alla fine dell'estate del 1609 Caravaggio tornò a Napoli. Il 24 ottobre, affrontato con violenza da alcuni uomini al soldo del suo rivale maltese, all'uscita della Locanda del Cerriglio (nei pressi di Via Monteoliveto), rimase sfigurato e la notizia della sua morte cominciò a circolare prematura. La fase creativa del suo secondo periodo napoletano è ricostruita dagli storici con molte congetture: dipinse sicuramente il "Martirio di sant'Orsola" per Marcantonio Doria (definito l' ultimo dipinto di Caravaggio, conservato a Palazzo Zevallos a Napoli), la "Negazione di San Pietro", il "San Giovanni Battista" e il "Davide con la testa di Golia" conservati alla Galleria Borghese, "San Giovanni Battista disteso" (1610) Collezione Privata Monaco di Baviera . Ancora del periodo di Napoli sono da attribuire i due diversi quadri con medesimo soggetto: la "Salomè con la testa del Battista" esposto solo di recente in prestito alla National Gallery di Londra che il pittore avrebbe dovuto recapitare ai Cavalieri dell'Ordine, e la "Salomè con la testa del Battista" conservato a Madrid. Inoltre, il "San Francesco che riceve le Stimmate", il "San Francesco in meditazione" e una "Resurrezione" andarono perduti durante il terremoto del 1805 col crollo della Chiesa di Sant'Anna dei Lombardi ( Napoli), per la quale erano stati dipinti. Da Roma gli fu inviata la notizia che Papa Paolo V stava preparando una revoca del bando.
Caravaggio, da Napoli, dove abitava presso la marchesa Costanza Colonna, si mise in viaggio con una feluca traghetto che settimanalmente faceva il tragitto: Napoli-Porto Ercole (Sicilia) e ritorno; era diretto segretamente a Palo, feudo degli Orsini in territorio papale, luogo distante 40 km da Roma. In quel feudo avrebbe atteso in tutta sicurezza il condono Papale prima di ritornare, da uomo libero, a Roma.Ma l'arrivo a Palo, disatteso perché segreto, avvenuto probabilmente di notte, causò il fermo dalla sorveglianza della costa per l'accertamento dell'identità. La feluca che lo aveva sbarcato, non potendo aspettare, proseguì il viaggio per Porto Ercole dove era diretta, portandosi dietro il bagaglio dell'artista. Quelle casse, però, contenevano anche il prezzo concordato dal Merisi con il Cardinale Scipione Borghese per la sua definitiva libertà: un'opera, il "San Giovanni Battista" (della Borghese) in cambio della revoca della pena di morte; pertanto, quel bagaglio era da recuperare perché letteralmente vitale. Quando gli Orsini lo liberarono, fornirono al Caravaggio una loro imbarcazione con marinai per giungere a Porto Ercole, distante da Palo 40 miglia, per recuperare le sue cose. L'artista giunse mentre la feluca-traghetto stava ripartendo riportando a Napoli i suoi averi. In preda alla febbre per infezioni intestinali, dopo quel lungo viaggio, il Caravaggio fu lasciato alle cure della locale Confraternita che il 18 luglio 1610 certificò la morte avvenuta nel loro ospedale. Il giorno successivo, l'artista fu seppellito nella fossa comune del cimitero di S. Sebastiano ricavata nella spiaggia e riservata agli stranieri, e che oggi è il retroporto urbanizzato di Porto Ercole, dove nel 2002 è stato collocato il monumento. Pertanto, morto in ospedale e sepolto nella spiaggia.
Il condono papale fu spedito qualche giorno dopo a Napoli, alla Marchesa Costanza che abitava a Cellammare, a Palazzo Carafa Colonna da dove il Caravaggio era segretamente partito.
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