Conflitto nella gestione di interessi

Esaminando queste ipotesi si è visto come la gestione di interessi può entrare in conflitto:
- con altri interessi contrapposti non elevati al rango di diritti soggettivi o status (ipotesi di autorizzazioni o nomine): l’adozione della procedura camerale non fa sorgere problemi di sorta, già che i meri interessi possono essere incisi senza che si ponga alcun problema di tutela giurisdizionale dei diritti e di conseguenti garanzie;
- con veri e propri diritti soggettivi o status: l’adozione della procedura camerale non fa sorgere problemi solo ove si sia alla presenza di diritti che, alla stregua della loro disciplina sostanziale, si presentano come diritti deboli, in quanto destinati a cedere a fronte del legittimo esercizio di poteri altrui cui è rimessa in via esclusiva e insindacabile la valutazione dell’interesse contrapposto; le cose si complicano, invece, allorché i diritti o status incisi dal provvedimento camerale siano situazioni soggettive a contenuto non patrimoniale: riguardo a tali ipotesi il ricorso alla poco garantista procedura camerale ha fatto sorgere forti perplessità.

Il quadro così tracciato è quadro che si colloca tutto sempre nell’ambito di queste due coordinate di fondo:
- il giudice chiamato unicamente a gestire interessi, non a tutelare diritti;
- il procedimento tramite il quale si attua tale intervento giudiziale è sempre il procedimento camerale.

Esistono però ipotesi ulteriori nelle quali procedimento camerale è utilizzato la legislazione in modo tutto affatto diverso.
Sono innanzitutto le ipotesi in cui il procedimento camerale è richiamato con riferimento a vere e proprie vicende di tutela giurisdizionale di diritti o status e non di gestione di interessi.
Vengono poi in considerazione le ipotesi in cui il procedimento camerale è richiamato nel contesto di più complessi e articolati procedimenti.
È necessario esaminare partitamente queste ipotesi ulteriori.