Questi appunti della lezione di Estetica condensano i temi principali del Trattato teologico-politico di Spinoza. Viene indagato il rapporto tra Dio, gli uomini e la divinazione: Spinoza dà una sua definizione di profeta e profezia e si sofferma sul valore della legge divina e sul significato dei riti e delle cerimonie sacre.
TRATTATO TEOLOGICO-POLITICO DI SPINOZA
Appunti della lezione del Corso di Estetica del prof. Amoroso a.a. 2005-06
Nota al testo
In una lettera Spinoza annunciava all’amico Oldenburg le ragioni che lo spingevano all’attuazione del
progetto:
1. I pregiudizi dei teologi;
2. L’opinione che ha di me la gente, che non cessa di accusarmi di ateismo;
3. La libertà di filosofare e di esprimere ciò che si pensa, libertà che io sento il desiderio profondo di
affermare e difendere in ogni modo e che è qui ostacolata dall’autorità e dall’insolenza dei
predicatori.
Prefazione
Se gli uomini fossero in grado di governare secondo un preciso disegno tutte le circostanze della loro vita, o
se la fortuna fosse loro sempre favorevole, essi non sarebbero schiavi della superstizione. Se poi con grande
loro stupore assistono ad un fatto insolito, credono che si tratti di un prodigio che sta a manifestare l’ira
degli dei e, schiavi della superstizione ed ostili alla vera religiosità come sono, ritengono empietà il non
cercare di placarla con sacrifici e con voti. E così s’immaginano un’infinità di cose e danno strane
interpretazioni dei fatti naturali come se la natura nella sua totalità fosse pazza come loro. Essi scambiano
per divini responsi i deliri dell’immaginazione, i sogni e puerili inezie di tal genere. È dunque il timore la
causa che genera, mantiene ed alimenta la superstizione. Gli uomini si trovano avvolti nella superstizione
soprattutto nei momenti di paura; gli indovini trionfarono soprattutto tra il popolino nei momenti di
massima difficoltà per lo Stato. Tutti gli uomini sono per natura soggetti alla superstizione. Questa è
sostenuta esclusivamente dalla speranza, dall’odio, dall’ira e dall’inganno, dato che essa trae la sua origine
non dalla ragione, ma dalla sola sensibilità. Tuttavia nessun mezzo è più efficace della superstizione al
governo della moltitudine. Ma è completamente in contrasto con la pubblica libertà soffocare coi pregiudizi
il libero giudizio del singolo. La libertà se concessa, non pregiudica il sentimento religioso e la pace civile,
ma anzi, se soppressa, provoca con la propria rovina la rovina della pace civile e del sentimento religioso
stesso. Questa è la tesi principale che mi sono proposto di dimostrare in questo trattato.
Dell’antica religione non è rimasto che il culto esteriore e la fede si è ridotta ormai a credulità e pregiudizi. E
che pregiudizi! Essi rendono gli uomini bruti, da esseri razionali quali erano, impedendo completamente
all’individuo il libero uso del proprio giudizio e la distinzione del vero dal falso. Proprio coloro che
dispregiano la ragione, godono a fama, ingiusta quant’altra mai, di possedere l’illuminazione divina. Il lume
naturale è tenuto in dispregio e anzi da molti persino condannato come fonte di empietà, le suggestioni
umane son ritenute insegnamenti divini e la credulità è presa per fede. Ho fermamente deciso di
sottoporre la Scrittura ad un nuovo esame e di non accettare come suo insegnamento nulla di cui non
potessi avere dal testo una prova più che evidente. Ho voluto indagare se la religione universale si
diversifichi da quella insegnata a sua volta dal lume naturale. In realtà negli insegnamenti chiaramente
espressi dalla Scrittura non ho trovato nulla che non fosse in accordo con l’intelletto e nulla che con esso
fosse in contrasto. La scrittura lascia assolutamente libera la ragione e non ha nulla in comune con la
filosofia, appoggiandosi tanto l’una quanto l’alta su propri fondamenti. A ciascuno si deve lasciare la libertà
di interpretare i principi fondamentali della fede secondo le tendenze della propria personalità. La libertà
non si può sopprimere senza grande pericolo per la pace e senza danno per l’intera comunità. Si conceda ad
ognuno la libertà di pensiero e la libertà di espressione. A quelli che non sono filosofi non raccomando
nemmeno questo trattato, non nutrendo speranza alcuna che esso sarà loro in qualche modo gradito.
Appunti di Valentina Ducceschi
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