I profeti per Spinoza
I profeti per Spinoza non furono dotati di una mente più perfetta, ma della capacità di una più vivace immaginazione. Ebbero il dono profetico uomini rozzi e privi di ogni cultura e perfino delle semplici donne.
Quanto più uno si distingue per facoltà immaginativa, tanto meno è adatto alla pura intelligenza della realtà; quanto più uno coltiva l’intelletto, tanto più attenuata possiede la potenza dell’immaginazione. Le profezie si presentano in modo vario non solo in ragione dell’immaginazione e del temperamento fisico di ciascun profeta, ma anche in ragione delle opinioni di cui era nutrita la sua mente. Premesso che l’immaginazione di per sé non implica per sua natura la certezza, ne segue che la profezia, in quanto dipendente dalla sola immaginazione, non può di per sé implicare certezza. Perciò i profeti non erano certi della rivelazione divina solo in ragione di essa, ma in ragione di un qualche segno: essi ebbero sempre un segno che li rendeva certi di ciò che profeticamente immaginavano.
Sotto questo riguardo la profezia è inferiore alla conoscenza naturale, perché questa non ha bisogno di ricorrere ad alcun segno, ma implica per propria natura la certezza. Tutto ciò sembrerebbe dimostrare che la rivelazione profetica sia completamente inficiata dal dubbio; eppure essa consentiva di nutrire grande certezza, perché Dio non inganna mai gli uomini pii ed eletti. I segni erano di varia natura in ragione della varietà degli individui. Allo stesso modo variava anche la rivelazione in ragione della disposizione, del temperamento fisico di ciascun profeta, della sua capacità di immaginazione e delle sue precedenti opinioni. I profeti, a seconda del temperamento fisico, erano portati ad un tipo di rivelazione più che ad un altro. A seconda della capacità espressiva di ciascun profeta poi, variava lo stile della profezia.
La profezia non rese mai i profeti più sapienti, ma li lasciò nei loro preconcetti; noi pertanto non abbiamo alcun obbligo di prestar loro fede circa le materie puramente speculative. I profeti sono oggetto di grande stima non tanto per l’eccellenza dell’ingegno quanto per il loro senso di religiosità e la loro coerenza spirituale. Dio adeguò le rivelazioni alla capacità intellettuale ed alle opinioni dei profeti; i profeti potevano ignorare e di fatto ignoravano le verità che si collocano su un piano puramente speculativo e non si riferiscono alla vita pratica; essi ebbero inoltre opinioni contrastanti tra loro. Noi allora non siamo tenuti a credere ai profeti se non riguardo a ciò che costituisce la sostanza della rivelazione.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Valentina Ducceschi
[Visita la sua tesi: "Il Vangelo morto sulla croce - Lettura de L’Anticristo di Friedrich Nietzsche"]
- Università: Università degli Studi di Pisa
- Facoltà: Filosofia
- Esame: Estetica - a.a. 2005/2006
- Docente: Leonardo Amoroso
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