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L'arresto di Mussolini
L'ordine del giorno Grandi, che propone la messa in minoranza di Mussolini e la riassunzione da parte del re delle prerogative costituzionali, viene approvato a maggioranza dal Gran Consiglio del fascismo (19 sì, tra cui anche quello del genero di Mussolini, Ciano; 7 no; 1 astenuto). Vittorio Emanuele III, incoraggiato dall'esito della riunione, destituisce Mussolini, che viene tratto agli arresti.
Alle 22.45 la radio trasmette il comunicato di «Sua Maestà il Re e Imperatore» nel quale annuncia «le dimissioni dalla carica di Capo del Governo, Primo Ministro, Segretario di Stato di Sua Eccellenza il Cavaliere Benito Mussolini» e la nomina a «Capo del Governo, Primo Ministro, Segretario di Stato, il Cavaliere, Maresciallo d'Italia, Pietro Badoglio».
All'annuncio dei comunicati radio in tutta Italia la popolazione scende in piazza per festeggiare la caduta del fascismo, che nell'immaginario collettivo rappresenta la fine della guerra e di tutto quanto essa ha rappresentato negl'ultimi due anni. Uomini e donne in queste ore sventolano bandiere tricolori e inneggiano «all'Italia, a casa Savoia, al re, al maresciallo Badoglio, alle forze armate, alla pace». Accanto alle manifestazioni di lealismo patriottico si registrano scoppi di malcontento popolare verso il fascismo, che variano dagli slogan contro Mussolini, alla distruzione dei simboli del regime, di busti ed immagini del Duce, alla devastazione delle sedi del Fascio.
Hitler, dopo aver appreso la notizia della sostituzione di Mussolini con Badoglio, dà l'ordine al generale Jodl di far marciare verso Roma la III divisione corazzata: credendo che il fascismo italiano sia solo stordito, spera di restaurare il governo fascista a Roma.
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