L'insegnamento mira a fornire allo studente conoscenze generali sulle tappe fondamentali che hanno caratterizzato la storia della fotografia dalla sua nascita all’inizio del XIX secolo fino ai giorni nostri. In particolare, il seguente documento analizza e descrive:
• i principali generi, come il ritratto, lo stile documentario, il fotogiornalismo, la street photography, l’archivio e la fotografia messa in scena
• i suoi rapporti con le altre arti espressioni artistiche
• le fotografie di riferimento, analizzate dal punto di vista stilistico e tenendo conto del contesto storico e artistico di appartenenza.
Storia della fotografia
di Roberta Carta
L'insegnamento mira a fornire allo studente conoscenze generali sulle tappe
fondamentali che hanno caratterizzato la storia della fotografia dalla sua
nascita all’inizio del XIX secolo fino ai giorni nostri. In particolare, il seguente
documento analizza e descrive: <br/>
• i principali generi, come il ritratto, lo stile documentario, il fotogiornalismo, la
street photography, l’archivio e la fotografia messa in scena <br/>
• i suoi rapporti con le altre arti espressioni artistiche <br/>
• le fotografie di riferimento, analizzate dal punto di vista stilistico e tenendo
conto del contesto storico e artistico di appartenenza.
Università: Università degli Studi di Cagliari
Facoltà: Beni culturali
Esame: Teoria e Storia della fotografia/e
Docente: David Bruni1. Dalla nascita della fotografia alla prima metà dell’800
Il 7 gennaio 1839 è, per convenzione, la data con cui si indica la nascita della fotografia.
In termini etimologici, fotografia significa forma di scrittura con la luce.
La fotografia si basa:
Sul principio della camera oscura, già noto dal tardo rinascimento e basato sul fatto che
se noi pratichiamo un piccolo foro nella parete di una stanza immersa nel buio, la luce che filtra dal foro
riflette sulla parete l’immagine capovolta di tutti gli oggetti che si trovano all’esterno.
Sarà però solo un secolo dopo che si parlerà di camera oscura come di uno strumento di cui ci si poteva
servire per ricalcare il disegno di ciò che si trovava all’esterno della stanza.
In realtà, già nel XIX secolo, con Nicéphore Niépce, ci si avvicina al risultato a cui noi siamo abituati con la
fotografia "vista da una finestra a Le Gras" veduta scattata da Niépce nel 1826/27 con l’obiettivo di fissare
l’immagine che vede dalla propria finestra.
Naturalmente, finché la camera oscura non diventò portatile rimase pressoché inservibile.
Sulla prospettiva quattrocentesca.
Lo spazio rappresentato è dunque
univoco
centrato
ordinato
Simbolicamente riferimento alla posizione centrale che l’uomo occidentale assume nel periodo
rinascimentale.
Vi sono tuttavia studiosi che, avvicinandosi alla fotografia, preferiscono riferirsi ad altre opzioni figurative,
come la pittura nordica e l’impressionismo.
Come qualsiasi forma artistica, la fotografia è considerata il risultato di un determinato contesto
socioculturale ed economico.
Sul piano filosofico-culturale, si vede la nascita della fotografia come collegata ad alcuni temi conduttori del
pensiero illuminista e del pensiero positivista.
È anche vero che questa forma artistica ha molto a che fare con la classe borghese, classe dominante della
società del XIX secolo che sentiva la necessità di
dare al mondo un’immagine di sé.
raccontare il mondo.
La fotografia sfruttava il principio della camera oscura, ma occorreva che l’immagine andasse fissata
attraverso un supporto e attraverso sostanze fotosensibili.
Sarà proprio Niépce ad avere un’importante intuizione: tenta di ottenere una matrice inchiostrabile da cui
Roberta Carta Sezione Appunti
Storia della fotografia trarre più copie e arriva anche a descrivere la nozione di negativo, pur non riuscendo a stamparlo in quanto
le figure impresse erano troppo deboli e non si riusciva dunque a fissarle.
Niépce usa come sostanza fotosensibile il cosiddetto bitume di giudea, sostanza che si induriva con la luce
del sole ma che era ben poco fotosensibile, motivo per cui l’esposizione durava 8 ore.
Egli definisce la "Vista da una finestra a Le Gras" un’ eliografia, cioè scrittura del sole come se il sole
scrivesse, quindi imprimesse, ciò che lui osservava grazie all’azione del bitume di giudea.
Niépce coltiva in questi anni contatti frequenti con Louis Daguerre, oggi considerato il padre della
fotografia.
I due avviano insieme una società, della durata di qualche anno, dopodiché Niépce muore nel 1833 e i
rapporti con Daguerre vengono mantenuti dal suo erede.
La dagherrotipia
Il 7 gennaio 1839, il parlamentare Arago annuncia la nascita di un metodo per fissare le immagini da sole
dentro la camera oscura: la dagherrotipia.
Metodo sviluppato da Daguerre che usa come sostanza fotosensibile lo ioduro d’argento, che lascia
un’immagine latente che viene rivelata attraverso l’impiego di vapori di mercurio.
L’immagine viene fissata poi con un bagno di soluzione di sale marino.
L’esposizione non è più prolungata, riducendosi a un tempo che va dai 3 ai 30 minuti.
DAGHERROTIPIA metodo sviluppato da Daguerre che usa come sostanza fotosensibile lo ioduro
d’argento, che lascia un’immagine latente che viene rivelata attraverso l’impiego di vapori di mercurio.
L’immagine viene fissata poi con un bagno di soluzione di sale marino.
L’esposizione non è più prolungata, riducendosi a un tempo che va dai 3 ai 30 minuti.
La cura per i dettagli è minuziosissima, tanto che una definizione ricorrente di dagherrotipo lo paragona a
uno specchio, parallelismo che ha ragioni anche di natura estetica: il dagherrotipo si presenta come una
lastra di dimensioni relativamente ridotte, costituita da rame argentato e priva di matrice. La superficie è
riflettente e monocroma.
Il risultato della dagherrotipia è un’immagine prospettica del reale, filtrata attraverso la camera oscura,
in copia unica non duplicabile.
I limiti della dagherrotipia sono:
• Tempi di esposizione ancora abbastanza lunghi.
• Macchina costosa e voluminosa.
• Dagherrotipi molto fragili, che devono essere in virtù di questo necessariamente incorniciati o riposti in
appositi astucci.
Roberta Carta Sezione Appunti
Storia della fotografia Nonostante questi limiti, i dagherrotipi acquistano una notevole popolarità.
Inizialmente rappresentano perlopiù monumenti architettonici, poi per movimentarli si aggiungeranno anche
figure umane e carrozze.
Per quanto riguarda il ritratto, tuttavia, per ottenerlo con il dagherrotipo il processo era lungo e faticoso: la
persona che si voleva ritrarre doveva infatti sopportare una luce accecante e posare contro uno sfondo liscio
per un tempo abbastanza lungo in assoluta immobilità per non alterare l’immagine.
Esempi dagherrotipi di Daguerre.
Esempio 1. "Natura morta del 1887"
dettagli minuziosi.
vasta gamma di sfumature.
realismo dei contorni e dei volumi.
Esempio 2. " Veduta sul Boulevard du temple"
scattata nel 1838 dall’abitazione di Daguerre stesso
precisione estrema di dettagli, che riesce a riprodurre tutto ciò che ha a che fare con il paesaggio e gli
edifici.
nonostante fosse una via molto trafficata, compaiono soltanto la figura di un uomo che si fa lustrare le
scarpe. C’è chi ha ipotizzato che questo elemento fosse frutto di una messa in scena: probabilmente
Daguerre ha richiesto che i due stessero immobili in un punto per dei dati minuti in modo che le loro figure
si potessero immortalare, al contrario delle macchine e dei passanti che andavano e venivano continuamente
e che quindi non potevano essere fissati nell’immagine.
Calotipia/Talbotipia
Nel 1839, presso la Royal Society di Londra, William Henry Fox Talbot propone il modello del calotipo.
Nel 1834, egli comincia a dedicarsi a quello che lui chiama “disegno fotogenico”, che prevedeva l’impiego
del nitrato d’argento. Una volta proiettata l’immagine su carta, però, gli oggetti non vengono fissati
permanentemente. Immerge allora la carta in una soluzione di cloruro di sodio, poi la bagna con il nitrato
d’argento, formando il cloruro d’argento, sensibile alla luce.
Il negativo viene così fissato, in quanto il supporto cartaceo viene sensibilizzato a contatto con il soggetto.
La svolta avviene tra il 1839 e il 1840, quando viene introdotto il concetto di immagine latente.
L’immagine latente sta alla base della concezione di fotografia come impronta: non è più necessario che il
supporto impiegato per ottenere questa immagine sia esposto fino alla comparsa di una traccia visibile, ma
può essere sviluppata dopo grazie a un rilevatore, ovvero l’acido gallico.
Tale procedimento prende il nome di calotipia o di talbotipia.
Roberta Carta Sezione Appunti
Storia della fotografia
Calotipia dal greco calos, assumendo quindi il significato di stampa del bello.
Caratteristiche del calotipo:
• presuppone l’uso del negativo, quindi della matrice e della possibilità di riprodurre infinite copie.
• Si possono trarre copie positive in successive fasi di stampa sfruttando un processo di annerimento, ovvero
un ulteriore rovesciamento tonale rispetto a quello immediatamente precedente.
• Enorme quantità di dettagli.
• Elevata definizione dei contrasti.
L’opera più celebre di Talbot è un libro fotografico intitolato “The pencil of nature”, pubblicato tra il 1844
e il 1846 e costituito da 6 fascicoli e 24 stampe originali.
Ciascuna immagine è accompagnata da una/due pagine di testo che ne illustrano il significato.
Le immagini proposte si riferiscono soprattutto a:
• Soggetti architettonici.
• Nature morte.
• Opere d’arte.
Esempio. Porta aperta rivela una notevole cura per i dettagli e il riferimento alla dimensione descrittiva-
quotidiana tipica della pittura olandese del '600.
Altro protagonista degli anni di esordio della fotografia è Hippolyte Bayard, la cui opera più celebre si
intitola "Ritratto di un annegato" opera che allude in maniera simbolica al fatto che le lunghe ricerche e i
risultati del suo sforzo non vennero premiati con lo stesso trattamento riservato invece a Niépce e Daguerre.
Roberta Carta Sezione Appunti
Storia della fotografia 2. Il ritratto
Nella metà del XIX secolo si assiste a una vera e propria rivoluzione con l’introduzione del collodio umido
.
Il collodio umido prevedeva un procedimento basato sull’uso del negativo su vetro e una successiva
produzione di immagini su carta. La carta generalmente impiegata era la cosiddetta carta albuminata,
caratterizzata da dettagli molto nitidi e tonalità sul grigio e sul marrone.
Il problema principale è che la fase dello sviluppo doveva avvenire subito dopo la cattura delle immagini,
altrimenti il collodio si sarebbe asciugato e diventato quindi impermeabile.
Questo problema si presentava soprattutto nel caso delle fotografie all’aria aperta, caso in cui bisognava
portarsi dietro qualcosa che fungesse da camera oscura, come un carro aperto o una tenda, e i prodotti
chimici necessari.
Per ovviare a questo problema si cominciarono a sensibilizzare le lastre di vetro con sali d’argento mescolati
a collodio umido.
Tipologie di immagini ottenute con il collodio umido più frequenti:
• Immagini in formato stereoscopico procedimento che assicurava un effetto di tridimensionalità, in
quanto vi erano due immagini dello stesso soggetto scattate da fotocamere a due obiettivi.
• Il ritratto, che diventa il genere di riferimento inizialmente presso le classi più abbienti poi, una volta
diminuiti i costi, anche presso la medio-bassa borghesia.
Per la borghesia, il ritratto rappresentava una forma di autorappresentazione e un modo per affermare la
propria immagine nella società.
Successivamente permetterà anche ai meno abbienti di conservare in qualche modo dei ricordi, tramandando
quindi l’immagine dei propri simili.
Da questo traspare fotografia come risposta a un bisogno sociologico solidificare la propria immagine
in termini identitari agire in qualche modo sulla mortalità del singolo individuo.
Quando il ritratto diventa “moda”, si diffondono i fotografi urbani, i quali agiscono al di fuori dei centri più
popolosi permettendo quindi anche a chi abitava lontano di ritrarre.
• Il biglietto da visita fotografia su carta, incollata su un cartoncino delle dimensioni di 10x6cm. metteva
in risalto l’abito, la condizione sociale, ma anche le peculiarità fisiche.
Questo tipo di immagine era sempre a figura intera, quindi non vi era la possibilità per il fotografo di
sfoggiare il suo talento né di approfondire la psicologia del personaggio.
Il biglietto da visita viene introdotto nella seconda metà del XIX secolo da Disderì, il quale brevetta una
macchina dotata di 4 obiettivi, attraverso i quali era possibile effettuare riprese di altrettante pose su
ciascuna metà di una normale lastra di vetro. Si ottengono così otto immagini distinte, che potevano essere
Roberta Carta Sezione Appunti
Storia della fotografia ritratti propri o dei propri cari, ma anche di individui famosi.
L’aspetto più interessante è che spesso venivano raccolte e scambiate, tanto che quest’epoca è nota anche
come epoca dell’album fotografico, in cui il contenitore più adatto non è più la cornice ma l’album, che dà
alle immagini un valore narrativo.
Possiamo considerare il biglietto da visita come una forma di ritratto a basso prezzo.
La sua produzione aumenta la domanda di ritratti e spesso quella di staff di fotografi che lavorassero
assieme.
Esistevano anche i cosiddetti coloristi, professionisti in grado di colorare il positivo e ricostruire l’ambiente
negli studi fotografici tramite sfondi dipinti e oggetti di scena.
Con l’introduzione del biglietto da visita, Disderì viene accusato di meccanicizzazione della fotografia,
cioè di aver privato la fotografia di quell’aurea artistica che finora aveva mantenuto.
Negli anni successivi, tuttavia, saranno molti a dedicarsi a questa forma di ritratto.
Tra questi, il fotografo Nadar, il quale fu prima giornalista e caricaturista.
Avvicinatosi alla fotografia, Nadar lavora a partire dal 1853 ed è tra i primi a scattare con la luce naturale.
Egli si dedica soprattutto a ritrarre personaggi famosi nel suo studio: faceva posare i personaggi contro uno
sfondo lucido, sotto un lucernario piuttosto alto, in modo da calibrare l’azione delle fonti luministiche. I
ritratti non erano quasi mai frontali, ma di tre quarti.
Esempio. "Ritratto di Sarah Bernardht" L’attrice viene trasformata in una figura classica, avvolta da una
tunica il cui drappeggio assicura al ritratto l’illusione di tridimensionalità.
Tra il 1843 e il 1845, David Octavius Hill e Robert Adamson stringono un patto societario e diventano
famosi grazie alle foto scattate ai pescatori di una zona a nord di Edimburgo.
Foto dei pescatori:
attente ai valori luministici
soggetti disposti secondo una configurazione di valore simbolico
antecedenti del cosiddetto documentario sociale
Tra i due, Hill era il più creativo e particolarmente attento ai valori del chiaroscuro.
Di Adamson veniva elogiata la mano particolarmente esperta nella fase di stampa.
È importante anche la figura di Lewis Carroll, celebre più come scrittore che come fotografo.
Egli stringe amicizia con la famiglia Liddell, ma in particolare prova interesse verso Alice Liddell, bambina
che ritrasse insieme alle sorelle e anche da sola.
Esempio. "Ritratto di Alice Liddell": Alice Liddel nei panni della piccola mendicante Per la messa in scena
della foto Carroll si ispira a un’opera poetica intitolata "La piccola mendicante". Lo sguardo della bambina,
che guarda fisso la macchina, appare piuttosto audace.
Roberta Carta Sezione Appunti
Storia della fotografia Alcuni elementi, come i piedi nudi della bambina, hanno attirato l’attenzione degli storici, facendo supporre
un’allusione a una certa disponibilità sessuale.
Potremmo citare anche l'opera fotografica di Margaret Cameron intitolata "Beatrice".
Margaret Cameron ritraeva spesso le donne nei panni di eroine classiche e tragiche.
Il soggetto ritratto in Beatrice è in realtà la nipote e dalla foto emerge la volontà di proporre una dimensione
non realistica dai margini sfumati. Il ritratto è in primo piano e mette in risalto l’aspetto intimo, accentuato
dall’uso di una luce laterale.
Roberta Carta Sezione Appunti
Storia della fotografia 3. La fotografia nella seconda metà dell’800
Nella seconda metà dell’Ottocento si apre un dibattito a livello teorico e critico sullo statuto della
fotografia, dibattito che coinvolse personaggi celebri, tra cui Charles Baudelaire.
Tra gli anni ’50 e ’60, Baudelaire viene più volte ritratto da alcuni fotografi, tra cui Nadar. Egli assume
tuttavia una posizione fortemente polemica nei confronti della fotografia.
Baudelaire considerava l’industria fotografica il “rifugio di tutti i pittori mancati”, cioè un rifugio per tutti
quei pittori poco dotati o pigri per completare i loro studi.
Egli riteneva che la fotografia, nel sostituire la pittura in alcune sue funzioni, potesse comprometterla o
sostituirla completamente.
La fotografia doveva quindi limitarsi ad essere serva delle scienze e delle arti. visione manichea
In questo periodo il dibattito verte su tre elementi
la fotografia come arte
interesse dal punto di vista tecnico
dimensione industriale della fotografia
Baudelaire prende in considerazione solo l’aspetto tecnico e quello industriale.
Egli ritiene, quasi in maniera normativa, che le uniche funzioni fotografiche siano:
• Funzione documentaria
• Funzione naturalistica
• Funzione di conservazione della memoria
Il movimento pittorialista
Negli ultimi decenni del XIX secolo, i progressi tecnologici rendono la fotografia sempre più accessibile,
contribuendo all’espansione del mercato fotografico e all’emergere di nuove tendenze fotografiche.
Nasce in questi anni, grazie soprattutto alla figura di Henry Peach Robinson, il movimento pittorialista,
che si definirà in maniera più chiara nei primi decenni del XX secolo.
Scopo del movimento era quello di elevare il mezzo fotografico al pari della pittura o della scultura.
I pittorialisti utilizzavano tecniche e processi che avvicinavano l’immagine fotografica al disegno.
Una delle tecniche più diffuse era la tecnica della stampa combinata, ideata da Hippolyte Bayard.
Stampa combinata tecnica che permette di rappresentare oggetti su piani diversi correttamente a fuoco e di
dividere l’immagine in porzioni separate per l’esecuzione intervento sul negativo in fase di stampa
permette a correzione di eventuali imperfezioni.
Tra i fotografi che la utilizzarono troviamo Gustav Le Gray, Rejlander e lo stesso Robinson.
Tra il 1856 e il 1859 Le Gray scatta la fotografia "La grande onda", frutto di una stampa all’albumina da
Roberta Carta Sezione Appunti
Storia della fotografia due negativi al collodio umido su vetro.
un primo negativo esposto per cogliere i particolari della terra
un secondo negativo esposto in tempi molto più brevi per registrare il cielo e le nuvole, in quanto a causa
dell’iperreattività del violetto dei materiali fotosensibili il cielo sarebbe altrimenti risultato sovraesposto.
I negativi vengono poi coperti da un foglio e una parte della stampa viene tratta dal primo negativo, mentre
l’altra dal secondo.
Il caso più celebre è la fotografia di Rejlander intitolata "Le due strade della vita":
• Stampa al carbone da originali all’albumina
• Estremizzazione della stampa combinata vengono usati 30 negativi diversi, riuniti in modo da ottenere una
sorta di collage e poi sovrapposizione di un foglio di carta sensibilizzata in modo che questo combaciasse
con ciascun negativo se il fotografo non fosse ricorso a più negativi avrebbe avuto bisogno di uno studio
fotografico più ampio e molti più modelli.
• Compagnia di modelli ambulanti, fotografati a distanza variabile, studiata in base a quella che sarebbe stata
la prospettiva da cui li avrebbero guardati gli spettatori.
• Opera allegorica
• Uso del nudo
L’opera venne presentata all’Esposizione dei tesori d’arte di Manchester nel 1857 e suscitò parecchie
polemiche, per due ragioni principali
uso del nudo
evidente ricorso alla ricostruzione
Le ambizioni della foto di Rejlander sono in realtà ambizioni moralistiche: al centro, a fare da asse di
simmetria, si trovano un signore con ai suoi fianchi i due figli, di cui uno evidentemente prova una
propensione per il vizio mentre l’altro invece per la virtù.
Altro caso significativo è "La vita che si dilegua", foto scattata da Henry Peach Robinson alla fine degli
anni ’50.
• Foto composita che mostra la morte di una giovane ragazza (l’attrice era in realtà in perfetta salute)
• Stampa all’albumina
• 5 negativi
• Foto messa in scena
In questi anni la fotografia viene anche concepita come strumento di scoperta del mondo.
Questa tendenza apre uno sguardo tra la dimensione etnografica, geografica e culturale che permette
all’uomo di riflettere sulla propria collocazione nel mondo.
Nella seconda metà dell’Ottocento dunque:
• La fotografia diventa il metro attraverso cui misurare l’esattezza delle rappresentazioni pittoriche.
• La fotografia diventa un mezzo per testimoniare lo scenario che si presentava davanti a chi in particolare
Roberta Carta Sezione Appunti
Storia della fotografia compiva viaggi nel vicino Oriente.Nella seconda metà dell’Ottocento dunque
Si potrebbero individuare due filoni: quello degli europei e quello degli americani.
Gli europei guardano di solito al paesaggio (attraverso le fotografie) scorgendoci i segni dell’architettura e
dell’arte che lo hanno plasmato.
Gli americani nel paesaggio vedono soprattutto la natura.
Roberta Carta Sezione Appunti
Storia della fotografia 4. Caso dei fotografi europei nell'800
In questi anni, Maxime Du Camp viene incaricato dal Ministero della salute pubblica francese di riprodurre
l’evidenza archeologica dell’antico Egitto.
Pur non essendo un fotografo di professione, egli scatta circa 200 foto, di cui 125 verranno stampate e
pubblicate da un editore parigino.
Le foto di Du Camp erano caratterizzate dalla prevalenza di tonalità grigiastre e dalla qualità molto relativa
per via del metodo abbastanza elementare utilizzato da Du Camp.
Il punto di vista è frontale e mostra un atteggiamento pseudo-scientifico.
Spesso egli sceglie di inserire la figura di un originario della zona dove le foto erano state scattate oppure un
domestico, che aveva la funzione di sostituzione dell’altro.
Sono foto che venivano spesso diffuse in formato stereoscopico, tra i più diffusi in quanto molto economico.
Più o meno negli stessi anni Francis Frith ha l’occasione di compiere diverse spedizioni in Egitto e in Terra
Santa.
Esempio. "Le piramidi di Dahshur viste dall’est", 1858 stampa all’albumina da negativo al collodio umido
su vetro.
Si possono notare diverse affinità sul piano compositivo tra gli elementi in primo piano e quelli invece sullo
sfondo.
Queste spedizioni ambiziose fruttarono oltre 5000 immagini, pubblicate in vari formati, grazie alla grande
abilità del fotografo nello sfruttamento commerciale delle immagini: le prime vennero esposte nel 1857,
poi pubblicate in un’edizione rilegata prima e in un’edizione stereoscopica dopo.
Frith creò poi un’agenzia fotografica che divenne la più grande impresa di stampe fotografiche britanniche,
attiva per più di un secolo.
Egli era noto anche per il suo progetto che prevedeva un’edizione della Bibbia illustrata con sue foto in
Terra Santa. In realtà le foto, uscite sempre con la firma di Frith, erano state realizzate da dipendenti
itineranti della società.
Con Frith, la fotografia diventa anche strumento di propaganda religiosa e perfino politica: spesso
infatti si cercava, attraverso le foto, di conseguire vantaggi militari, strategici e commerciali nell’area
nordafricana, controllata prevalentemente dall’Inghilterra.
D’altra parte, queste foto potrebbero essere considerate le antecedenti del fenomeno moderno del turismo.
John Thompson, membro della Royal Society, trascorse invece diversi anni in Oriente, in particolare in
Cina.
Egli scatta in Cina una serie di foto che confluiranno poi in 4 volumi ai quali l’autore dà il titolo
"Illustrazioni della Cina e della sua gente".
Le foto sono frutto di una vera e propria indagine etnografica: esse denotano infatti un interesse da parte
del fotografo sia per il paesaggio sia per gli usi e costumi degli abitanti.
Roberta Carta Sezione Appunti
Storia della fotografia