Gli appunti presi durante le lezioni hanno ad oggetto svariati argomenti inerenti l'analisi di bilancio. Si parte con una premessa teorica sul perché sia necessario effettuare un'analisi di bilancio per dare un giudizio coerente su di un'impresa, passando per le riclassificazioni del Conto Economico e Stato Patrimoniale, fino ad arrivare al calcolo di indici e margini che servono agli analisti (ad esempio, i revisori) per dare un giudizio complessivo sulla società mentre servono agli stakeholders di ogni categoria per poter prendere decisioni di investimento.
Anno Accademico: 2013/2014
Titolo: Appunti di Analisi di Bilancio
Descrizione breve: Gli appunti presi durante le lezioni hanno ad oggetto svariati argomenti inerenti
l'analisi di bilancio. Si parte con una premessa teorica sul perché sia necessario effettuare un'analisi
di bilancio per dare un giudizio coerente su di un'impresa, passando per le riclassificazioni del
Conto Economico e Stato Patrimoniale, fino ad arrivare al calcolo di indici e margini che servono
agli analisti (ad esempio, i revisori) per dare un giudizio complessivo sulla società mentre servono
agli stakeholders di ogni categoria per poter prendere decisioni di investimento.
Università: Università degli studi del Piemonte Orientale “A. Avogadro”
Dipartimento: Dipartimento di Economia d'impresa
Corso: Amministrazione e gestione delle imprese
Esame: Analisi di bilancio
Docente: Roberto D'Imperio
Anno Accademico: 2013/2014
Appunti di Analisi di Bilancio a cura di Adriana Capodicasa pubblicati su www.tesionline.it
Appunti di Analisi di Bilancio a cura di Adriana Capodicasa pubblicati su www.tesionline.itLe finalità dell'analisi di bilancio
L'economicità rappresenta il principio guida nel governo delle imprese, il cui perseguimento è alla
base del successo economico; gli obiettivi delle società sono: conseguire durabilità ed autonomia.
Se la società agisce secondo economicità raggiunge due equilibri: reddituale e monetario.
La valutazione dell'economicità richiede misurazioni periodiche le quali
sono rappresentate nel bilancio d'esercizio. Viene usato il bilancio
destinato al pubblico che però deve essere elaborato usando le tecniche
dell'analisi di bilancio.
Analisi di bilancio significa applicare un metodo di ricerca in cui l'oggetto di indagine è scomposto
ed esaminato nelle sue parti elementari, significative per raggiungere gli obiettivi conoscitivi. Per
poter effettuare l'analisi di bilancio bisogna:
1) riclassificare gli schemi di bilancio;
2) calcolare/trovare gli indici di bilancio;
3) calcolare/trovare i flussi monetari e finanziari.
Un giudizio complessivo sull'impresa non può essere disgiunto da un'interpretazione qualitativa dei
risultati raggiunti o non raggiunti. Nell'analisi di bilancio vengono privilegiate le prime fasi,
privilegiando la dimensione quantitativa; l'analisi di un'azienda tramite la riclassificazione e gli
indici fornisce solo i sintomi di una situazione di crisi (o meno) e non le cause dei fenomeni, le
quali richiedono l'analisi qualitativa.
L'analisi di bilancio è un'efficace strumento, se applicato a dei bilanci in modo continuo, poiché
l'obiettivo è valutare il perseguimento dell'economicità, la quale assume pieno significato nel lungo
termine: analizzare un solo bilancio limita le informazioni e i risultati che si ottengono non tengono
conto di molti fattori che possono essere considerai nel solo in caso in cui l'analisi venga fatta su più
anni.
Il bilancio d'esercizio rappresenta, anche se con dei limiti, uno strumento fondamentale per valutare
le scelte gestionali di un'impresa. La sua struttura non permette di avere subito, dai prospetti
pubblicati, indicazioni esaurienti sulla concreta situazione reddituale, finanziaria, patrimoniale e
monetaria. Bisogna rielaborare le informazioni attraverso alcuni interventi:
1) riorganizzazione con criteri specifici dei valori contenuti nello Stato patrimoniale e conto
economico;
2) comparazione (per rapporto o differenza) dei valori o degli aggregati ottenuti con la
riclassificazione;
3) lettura finanziaria e monetaria dei fenomeni aziendali avvenuti nel periodo preso in
considerazione con il bilancio (cioè l'anno).
Le fasi sono:
– lettura del bilancio;
– riclassificazione CE;
– riclassificazione SP;
– costruzione di un sistema di indicatori;
– analisi della dinamica finanziaria tramite il rendiconto fin;
– valutazione sintetica dell'azienda.
Se bisogna chiedere un prestito ad una banca, il modo di riclassificare gli schemi di bilancio è
diverso.
Nella lettura del bilancio sono comprese 3 tematiche:
1) predisposizione di una metodologia di lettura;
2) individuazione dei destinatari (stakeholders) e delle informazioni ricercate nel bilancio;
3) valutazione del grado di discrezionalità e della qualità del reddito.
Molte informazioni importanti sono contenute in nota integrativa e nella relazione sulla gestione; la
Appunti di Analisi di Bilancio a cura di Adriana Capodicasa pubblicati su www.tesionline.it
Appunti di Analisi di Bilancio a cura di Adriana Capodicasa pubblicati su www.tesionline.itlettura dunque è importante per:
1) lettura della relazione sulla gestione;
2) lettura della nota integrativa;
3) lettura Stato patrimoniale e Conto economico;
4) analisi delle variazioni intervenute nelle classi di valori dello stato patrimoniale e conto
economico;
5) Lettura di quelle tavole integrative al bilancio;
6) lettura dei criteri di valutazione;
7) vedere se ci sono informazioni straordinarie;
8) lettura conti d'ordine e di altri documenti importanti.
I bilanci sono redatti per gli stakeholders, cioè i portatori di interessi; ci sono due tipi di bilancio:
1) forma estesa;
2) forma abbreviata.
Di norma, le informazioni contenute nel bilancio vanno dal 01/01 al 31/12. Nel caso in cui la
società chiudesse il bilancio entro il mese di aprile dell'anno successivo e in questi 4 mesi capitasse
qualcosa di rilevante (ad esempio, viene persa una quantità ingente di materie prime per l'incendio
di un magazzino) gli amministratori sono obbligati dalla legge a riportare quanto accaduto (in
termini contabili) all'interno del bilancio.
Altro documento importante che andiamo a leggere quando effettuiamo un'analisi di bilancio è la
relazione del collegio sindacale dove i sindaci esprimono il giudizio sul bilancio, anch'esso un
giudizio soggettivo.
Le informazioni integrative sono contenute nella nota integrativa e nella relazione sulla gestione,
redatte entrambe dagli amministratori. A questi elementi sono associate tre funzioni:
1) descrittiva: commento sulla composizione ed evoluzione di determinati valori; funzione
svolta dalla nota integrativa;
2) informativa: aggiungere informazioni non espresse nei valori di bilancio; sia nota integrativa
che relazione sulla gestione;
3) esplicativa: guida all'interpretazione dei valori congetturati; sia nota integrativa che
relazione sulla gestione.
La nota integrativa integra il bilancio con informazioni necessarie per la sua lettura ed
interpretazione; è regolata dall'art. 2427. Le informazioni che possono/devono essere contenute
sono:
– fondamentali; es. criteri di valutazione, ammortamenti;
– subordinate; es. informazioni complementari o modifica criteri dei valutazione.
L'analisi di bilancio è un processo interpretativo; tramite le
riclassificazioni e il calcolo degli indici andiamo a capire se la società è in
economicità, cioè se produce ricchezza.
I soggetti che possono fare l'analisi sono:
– interni: soggetto che vive dentro la società;
– esterni: soggetto che analizza il bilancio ma non è a stretto contatto con la società.
Dobbiamo capire la realtà che stiamo andando ad analizzare poiché non esiste un metodo migliore
di un altro per fare quest'analisi.
L'impresa deve essere:
– durevole: nel mercato e nel tempo;
– autonoma: produrre utili sennò fallisce; utili per pagare i debiti e anche da investire
all'interno della società; deve avere autonomia di tipo finanziario.
Vi sono 2 tipi di autonomia: 1) il padrone ha tanti capitali da investire; 2) c'è un'attività tale
da avere un utile.
L'azienda deve avere, quindi, un equi reddituale – monetario, dove con reddituale intendiamo che i
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scadenza senza far ricorso al credito sennò è difficile che l'impresa riesca a sopravvivere. La
società, quindi, deve avere dei flussi di cassa in entrata.
L'analisi di bilancio ci permette di controllare se il business economico va bene o no; in caso non
andasse bene ci fa capire dov'è il problema. Il giudizio che noi andiamo a dare alla società è
complessivo; andiamo a capire se la società è in equilibrio monetario e reddituale, se così non fosse
i sintomi ci portano alle cause.
La riclassificazione del Conto Economico
La riclassificazione consiste nell'attribuzione di un diverso e specifico
ordine di inserimento degli elementi in un documento in modo da ottenere
informazioni che vanno a soddisfare gli obiettivi di analisi.
La riclassificazione del conto economico permette di passare da un'interpretazione contabile dei
valori ad una gestionale. La finalità prioritaria è comprendere il contributo dato alla formazione
dell'utile/perdita dai singoli gruppi di operazioni svolte durante il periodo amministrativo: le
gestioni parziali. Dobbiamo andare a distinguere ciò che è ordinario dallo straordinario, il
complementare dall'accessorio, il reddito, gli investimenti dal costo dei finanziamenti isolando
l'effetto fiscale complessivo. La riclassificazione del conto economico si divide in 4 fasi:
1) individuare le gestioni parziali;
2) ridurre il numero delle classi di valori;
3) portare i valori che devono rettificare a diretta riduzione delle classi di riferimento;
4) scegliere lo schema coerente con le finalità scelte.
La prima da analizzare è la gestione caratteristica: fa riferimento all'attività tipica di un'impresa,
cioè alla sua funzione economica intesa in senso stretto. es. scambio tra clienti e fornitori.
Nell'ordinaria operatività dell'impresa possono esserci dei surplus monetari che richiedono alcune
temporanee scelte di investimento; gli effetti reddituali di queste scelte di investimento rientrano
nella 2° componente gestionale, cioè la gestione accessoria e complementare.
La gestione complementare si differenzia poiché le operazioni non si ordinano in processi.
L'insieme delle operazioni finalizzate al reperimento delle risorse finanziarie viene definito alla
gestione finanziaria. La gestione finanziaria è da ritenersi autonoma anche se è legata alla gestione
accessoria per 3 ragioni:
– il fabbisogno finanziario di un'azienda è globale, cioè non vi è correlazione univoca tra
singolo impiego e singola fonte di finanziamento; l'insieme degli investimenti trova
copertura nelle fonti;
– la decisione di copertura finanziaria si basa sulla struttura finanziaria obiettivo per la quale
andiamo a vedere autonomamente l'effetto sul reddito netto (RN);
– non ha significato confondere gli effetti di scelte di impiego del capitale con quelli che
derivano dal suo reperimento.
Vicino all'attività ordinaria ci sono le gestioni straordinarie che hanno la caratteristica di non
ripetitività, di eccezionalità e di non controllabilità poiché vanno a generare valori non di esclusiva
competenza dell'esercizio. Tutti i costi/ricavi che si sono formati e hanno queste caratteristiche
vanno messi nell'area straordinaria. La gestione tributaria si collega alle imposte sul reddito; è
considerata l'ultima componente ordinaria, però viene influenzata anche dai valori di costo/ricavi
straordinari.
La riclassificazione a valore aggiunto
I costi e i ricavi sono classificati secondo un criterio difforme mentre per le altre gestioni non
cambia nulla.
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Appunti di Analisi di Bilancio a cura di Adriana Capodicasa pubblicati su www.tesionline.itIl valore della produzione (lettera A) che rappresenta la valorizzazione del volume di attività svolto
dall'impresa nell'anno senza tenere presente la sua destinazione. Ci sono 3 tipi di destinazioni che
rendono il contenuto del valore della produzione eterogeneo:
1) il mercato: i ricavi valorizzati a prezzo – ricavo;
2) il magazzino: rimanenze qualificate a costo di produzione;
3) la predisposizione di risorse interne di uso futuro: incrementi dei valori interni valorizzati a
costo della produzione;
Se togliamo i lavori interni, la differenza tra valore della produzione e ricavi risiede nella variazione
del magazzino dei prodotti finiti ed in corso di lavorazione: questo ci dà delle indicazioni sulla
politica delle scorte.
I costi si dividono in:
1) costi relativi a fattori acquistati, costi esterni o non strutturali;
2) costi relativi a fattori produzione, costi interni o strutturali.
I costi che vengono definiti “interni” provengono dall'esterno; con il termine interno si vuole
richiamare i fattori permanenti riconducibili alla struttura delle aziende.
Il Valore aggiunto si trova sottraendo dal valore della produzione tutti i costi esterni, quindi relativi
a fattori di produzione acquisiti all'esterno ma non strutturali. Questo evidenzia il valore che
l'impresa con i propri fattori aggiunge a quello delle risorse che prende all'esterno. E' un indicatore
molto importante: un elevato valore aggiunto e la sua costante crescita sono sintomi di ottimali
scelte poste in essere dall'impresa. Il valore aggiunto riflette ogni scelta che è stata fatta
dall'impresa; es. se la società decide di esternalizzare una parte del processo produttivo può essere
un vantaggio poiché i costi da interni si trasformano in esterni, ma questo può impattare sul valore
aggiunto, abbassandolo.
Da questo schema appare anche il MOL o EBITDA (earnigns before interest, taxes, depreciation
and amortization); è un risultato al lordo degli ammortamenti ed accantonamenti. La sua
caratteristica è la valenza finanziaria: tutti i valori che lo formano generano delle variazioni a livello
finanziario, in particolare il CCN (capitale circolante netto) in senso stretto. Il MOL ci dà il capitale
circolante. Esso può essere:
– mol positivo: ci sono stati flussi positivi di cassa e quindi le entrate sono maggiori delle
uscite;
– mol negativo: contrario; la società ha assorbito del CCN e quindi le uscite sono maggiori
delle entrate.
Sono due riclassificazioni diverse poiché dal valore aggiunto io voglio andare a vedere se la società
è in grado di sopportare i costi strutturali e quindi li vado a togliere dal conto economico.
La differenza tra riclassificazione a valore aggiunto e a costo del venduto è nella gestione
caratteristica; questa rappresenta la valorizzazione del volume di attività senza tenere presente la
destinazione. Questo tipo di conto economico elabora le voci della gestione caratteristica; il grado
di analisi di questa gestione si concentra sulle diverse tipologie di costi.
Abbiamo:
– costi interni: strutturali, all'interno della società praticamente i costi fissi: importante il loro
utilizzo: sono il personale, assetto tecnico, ecc..
– Costi esterni: sono non strutturali; sono costi che sostengo all'atto di produzione;
Il RO (reddito operativo) a costo del venduto mi toglie l'influenza del magazzino mentre nella
riclassificazione a valore aggiunto non importa dove vanno i prodotti. Il valore aggiunto deve essere
in grado di sopportare i costi strutturali.
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Appunti di Analisi di Bilancio a cura di Adriana Capodicasa pubblicati su www.tesionline.itSchema 1: Schema di conto economico riclassificato secondo il metodo “valore aggiunto”
Lo schema di riclassificazione a ricavi e costo del venduto
Lo schema classifica i costi/ricavi per natura e non per destinazione.
I ricavi netti identificano il valore dei beni venduti ai clienti durante l'anno: esprime il volume
dell'attività; il fatturato netto rappresenta una grandezza importante anche nei confronti con altre
aziende. I valori sono da considerare al netto delle rettifiche, come sconti e abbuoni. Dobbiamo
inserire anche gli I attivi su crediti v/clienti.
Il costo del venduto è l'insieme dei costi operativi netti sostenuti
dall'impresa per raggiungere il fatturato.
Questo costo dovrebbe essere scomposto nelle singole funzioni aziendali come i costi produttivi,
commerciali e generali. I costi inseriti nel costo del venduto sono solo della gestione caratteristica;
se abbiamo un ammortamento che si riferisce ad un bene che non viene direttamente usato allora
dobbiamo attribuire il suo ammortamento alla gestione accessoria.
Se dai ricavi netti togliamo il costo del venduto, otteniamo il ROGC, che identifica la capacità
dell'impresa di produrre reddito mediante la sua attività caratteristica principale. Nelle PMI l'attività
caratteristica deve produrre un reddito elevato per poter coprire i costi delle altre gestioni. Se questo
risultato/parametro risulta essere negativo per più anni consecutivi c'è un sintomo preoccupante
sull'economicità dell'impresa oltre che una grande vulnerabilità poiché non c'è un equilibrio
reddituale.
Il RGCA è il risultato netto ottenuto dell'investimento di surplus monetari o da attività temporanee;
questi proventi partecipano con il reddito dell'attività tipica, alla copertura dei costi connessi alla
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