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Il realismo giuridico

IL REALISMO GIURIDICO


È l’ultima grande concezione del diritto che ha movimentato la storia della filosofia del XX secolo.
“Realismo” perché in ogni forma che il realismo giuridico prende, l’idea fondamentale è che lo studio del diritto non può che partire dallo studio del comportamento degli essere umani.
È una concezione nella quale l’elemento più  importante è l’effettività del diritto: i comportamenti degli appartenenti a quella determinata società.

Realismo giuridico scandinavo: studiare come si comportano le persone e capire (anche attraverso lo studio di testi normativi) quale sia il diritto che vige in una particolare società.
Realismo giuridico americano: si studia una categoria particolare di persone: i giudici.

I filosofi del realismo giuridico ritengono gli studi kelseniani e giusnaturalistici come un’entità metafisica del diritto, in senso negativo, cioè che non possiamo assumere come validi enunciati (non hanno effettività nella realtà): tutta la conoscenza scientifica passa attraverso i sensi, non si può esperire conoscenza scientifica di enunciati che non siano descrittivi.

Contesto giuridico: la filosofia del realismo giuridico nasce in un contesto di common law (il diritto è visto come una sequenza di precedenti): il diritto non è prodotto dal legislatore e poi applicato dai giudici, ma il vero attore primario è il giudice (≠ diritto europeo di civil law).

Tratto da FILOSOFIA DEL DIRITTO di Francesca Morandi
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