Hans Kronning: prototipicità del verbo dovere
HANS KRONNING: PROTOTIPICITÀ DEL VERBO DOVERE
2. Prototipicità del verbo dovere (in senso deontico): l’idea di dovere deontico dà forma a tutte le idee di dovere (è prototipica). Si desume da diversi argomenti/prove:
• argomenti di carattere evolutivo: l’idea di dovere deontico è la prima idea che si sviluppa nel bambino quando cresce. E’ il primo senso che si attribuisce al verbo “dovere” quando si impara una nuova lingua o avviene un processo di creolizzazione (unione di lingua locale con quella imposta nella colonizzazione). Per es. il linguaggio con cui i coloni si facevano capire dai nativi.
• argomenti di carattere statistico: Kronning ha preso molti testi di letteratura francese e ha analizzato quante volte il termine “dovere” appariva. Nel 70% dei casi il termine “dovere” è usato in senso deontico.
• argomenti di carattere logico: il verbo “dovere” in senso deontico è l’unico tipo di verbo “dovere” che non può essere parafrasato con altri verbi (“potere”, “possibile”). Riguarda le proprietà parafrastiche di “dovere”, per es. “Il professore dovrebbe essere nel suo studio” = “Il professore potrebbe essere nel suo studio”, ma “Il professore deve essere nel suo studio” non si può parafrasare, perché c’è un obbligo deontico e non si parla di probabilità o possibilità (l’obbligo deontico non dà la possibilità come il dovere in senso epistemico).
Proprietà morfosintattiche: il dovere in senso deontico può essere nominalizzato, può essere assunto come un nome; per es. ‘’Non solo hai l’obbligo di fare questa cosa, ma ne hai il dovere’’, solo nel caso in cui il senso del dovere è deontico (tesi del professore).
Pronominalizzazione: per es. “Devi partire, è tuo dovere farlo”. Il termine “farlo” è qualcosa che riprende il dovere e può essere utilizzato solo nel momento in cui il verbo dovere è un dovere deontico.
Un’analisi di questo genere distacca la possibilità di vedere i discorsi che riguardano il diritto con un analogo dovere deontico della verità: l’idea fondamentale è che se per gli enunciati descrittivi si può parlare di verità, di cosa si può parlare se siamo di fronte a enunciati prescrittivi?
Abbiamo visto che la validità ha una differenza con la verità: mentre per la verità c’è il principio di non contraddizione, per la validità dipende solamente il modo in cui è stato enunciato l’enunciato prescrittivo, non contando il contenuto. Può accadere che all’interno di un ordinamento giuridico ci siano due norme in contrasto e che entrambe siano valide. Per la verità conta il contenuto, per la validità si guarda alla forma.
Ogni significato diverso dal verbo “dovere” genera enunciati differenti dagli altri sensi e hanno fondamento diverso. Hanno una differente risposta alla domanda “perché”.
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Dettagli appunto:
- Autore: Francesca Morandi
- Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
- Facoltà: Giurisprudenza
- Corso: Giurisprudenza
- Esame: Filosofia del diritto
- Docente: Prof. Andrea Rossetti
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