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Modi di sentire lo spazio di pazienti in psicoanalisi


Per alcuni pazienti, i diversi modi di concepire e sentire lo spazio, può creare prospettive e connessioni del lavoro di analisi preliminare e sostanziale per orientare il modo di promuovere il lavoro stesso, a seconda del livello psichico a cui tali concezioni dello spazio vengano viste.
L’elemento persecutorio relativo all’idea e all’esperienza dello spazio può avere caratteri e origini diversi a seconda che esso si presenti definito o intero, oppure sparso, diffuso o disgregato.
CC: M, una paziente con notevole sensibilità e senza alcuna fobia manifesta, non dispone di uno spazio per sé nel quale esprimersi liberamente, sembra che manchi una sua collocazione nella famiglia e nello spazio sociale. La relazione analitica è il primo spazio di cui dispone solo per sé, nel quale non si sentirà soffocata o inclusa, ma anzi dal quale può ottenere qualcosa per il riconoscimento di sé.
Vi sono pazienti che hanno difficoltà ad entrare in relazione con lo spazio, che anzi hanno stabilito una relazione persecutoria (agorafobie-claustrofobie). L’aspetto più difficile è la mancanza totale di spazio, e quindi della possibilità di entrarvi in relazione, come spazio per dispiegare, misurare, rappresentare. Lavorare in analisi con uno spazio mancante significa relazionarsi con contenuti psichici privi di collocazione e di svolgimento temporale, a cui non si può fornire un contenitore, se non gestazionale, oppure produrre spazio, inteso come ambiente, che possa promuovere un sentire che non aveva finora potuto svilupparsi. Questo ambiente favorevole fungerà da incubatrice in cui le comunicazioni del paziente potranno avere accesso, collocazione e soggiorno; il paziente potrà produrvi quell’esperienza di sé che non c’è mai stata e che si costituirà come esperienza di un interno che si autoproduce e si autodelimita. Condizioni di panico, sensazioni emorragiche di perdita di sé, vissuti di autosvuotamento si originano da un’intolleranza ad ospitare i fondamenti dell’identità, la quale piuttosto viene collocata in spazi adesivi, o limitrofi o tangenziali, privi di barriere, i quali fluiscono dal sé all’altro da sé con totale indifferenza (nomadismo della mente).

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