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Sentimenti selvaggi


Sono 2 gli elementi che trovano nel gruppo la loro sede fisiologica: l’organizzazione mitica della motivazione all’esperienza di gruppo e la sua rappresentazione inconscia e la figura del leader del gruppo, quale modello di una funzione che può fare da tramite fra l’attività di difesa e resistenza all’analisi e uno stimolo a produrre un aumento del contatto e della spinta all’espressione.
Nello scegliere un’esperienza analitica di gruppo e nei primi periodi dopo l’inizio, gli analizzandi si dispongono in un campo più ampio, di carattere mitico, matriciale, nel quale l’idea della nascita si configura non come atto o bisogno soggettivo, ma come impresa mitica e collettiva, contenente i caratteri del rito religioso propiziatorio, o iniziatico, o divinatorio.
L’attività ideativa e fantasmatica, a carattere difensivo, che si sviluppa sul tema di questa nascita è particolarmente ricca e metamorfizzante e tende a depositare il suo sedimento su un tratto prolungato della vita del gruppo, conferendo un suo imprinting a tutto il carattere elaborativo e alla selezione dei contenuti che verranno privilegiati nel processo di analisi come i più significativi per la condivisione nel gruppo.
Il gruppo, nei suoi momenti iniziali, immagina di darsi caratteri genetici propri, di creare i propri fondamenti rappresentazionali, organizza un proprio piano di esistenza e di attività espressiva. Questa organizzazione sembra dettata dall’idea di proteggersi dalla paura di una fusione troppo forte e di un contatto a carattere troppo collettivo e magmatico.
Nelle fasi iniziali della vita di un gruppo, il tentativo dei suoi membri di costituirsi come leader o antileader del gruppo appartiene all’aspetto protostorico di compiere un gesto, retrospettivo, di auto fondazione, all’interno del quale poter collocare identità, storia, ragione di esistenza, come se il pensiero primario del gruppo sia dimostrare che l’inizio delle sedute è l’inizio della vita stessa di un gruppo, che la sua mentalità e la sua cultura sono in via di formazione e che non c’è la possibilità di trovarle in nessun luogo, se non quello che la stessa vita del gruppo promuoverà.
Tentare di costituirsi come leader ha il significato di essere portatore di una verità confortante sulle origini ignote e misteriose del gruppo, sulle sue funzioni e le sue regole. Il leader è colui che possiede un miglior contatto con la realtà e con l’esigenza che il crollo della illusione sia rinviato fino a che i rischi di precipitare nel vuoto e nella perdita della possibilità di esperire e pensare, per mancanza di soggetto e di identità, non siano attenuati.
Ogni paziente arriva nel gruppo con un proprio bagaglio: la sua storia, la relazione con l’analista prima di accedere al gruppo, la motivazione, le aspettative sul gruppo. Essere leader significa essere detentori dell’affetto esclusivo del gruppo, delle origini e della causa primaria dell’esistenza di un oggetto così vasto, prodigioso e germinativo e che aspira all’immortalità.
I racconti dei pazienti hanno la funzione di occultare il segreto protostorico e quella di sostanziarlo perché divenga più esplicitamente matriciale. Il livello di vita di gruppo nascente è ancorato ad una qualità di pensiero protomentale in cui possono fluttuare aspetti psicosomatici e somatopsichici, che troveranno varie espressioni circolanti fra i membri del gruppo; queste espressioni saranno tanto più forti e confuse quante sono le attese di salvazione collettiva e di dipendenza.
La malattia, fisica e mentale, dovrà essere tenuta saldamente lontana dal costituirsi del gruppo in questa fase, e ogni sua manifestazione sarà ritenuta intollerabilmente pericolosa.
E’ probabile che una prevalenza di elementi psicotici o nevrotici o di soggetti che sono portatori di patologia possa produrre ritmi e modalità di elaborazione, legami, ricerca comune vari e diversi tra loro e che questa differenza di composizione all’interno del gruppo possa sviluppare in tempi diversi, funzioni che ci si aspetterebbe di organizzare secondo uno schema evolutivo prevedibile.
Ogni gruppo è diverso da tutti gli altri; anche se le configurazioni sono simili, ma prevale una cultura comunicazionale differente e un differente modo di accedere alla riflessione, la messa in comune degli elementi e la nascita di un linguaggio collettivo può avvenire in modi propri, del tutto nuovi.

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