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Burke: istituzioni, mutamento e fondamento del potere


Le istituzioni della società proprio perché sono il risultato di una lunga esperienza storica, hanno una loro precisa ragion d’essere: contengono in sé ed attuano la ragione nella storia. Il presente in cui viviamo è connesso al passato. Il presente sussiste solo in quanto è continuamente sorretto e alimentato dal passato. Il passato non è morto ma vive nel presente in quanto testimonia la personalità del popolo, fonda la sua identità, fa del popolo, della società, dello stato, una unità reale e vivente. La società politica sussiste in quanto mantiene sempre viva la continuità tra passato e presente: solo a questa condizione essa può essere aperta al futuro e orientare le sue esigenza nella prospettiva del nuovo. Le società che rifiutano il passato si tolgono dalla storia: credono di rinnovarsi.
La costituzione deve essere concepita come l’espressione dell’esperienza politica di un popolo quel si è attuata nella storia. Non può essere formulata secondo puri principi di ragione in quanto si ridurrebbe a una mera astrazione senza possibilità di essere operante, in grado di garantire diritti e libertà ai cittadini. La costituzione deve essere invece fondata su una tradizione storica, su principi, ideali, valori che sussistono nel presente.

Uno stato privo di ogni possibilità di mutamento non ha neanche modo di conservarsi.
La tradizione deve essere considerata alla luce della dialettica conservazione-innovazione per cui conservare significa innovare e innovare significa conservare. Perché al società sussista nella sua unità reale bisogna conservare ciò che fonda la società nella sua individuale fisionomia storica, ciò che fa sussistere la società nella sua unità reale cioè come stato, mentre bisogna mutare tutto ciò che sulla base dell’esperienza ha dato risultati negativi. Bisogna combinare con un sapiente dosaggio il vecchio e il nuovo.

La nuova classe politica crede che sia possibile governare il paese con leggi che dovrebbero essere obbedite per la loro razionalità. Ma il rapporto tra chi comanda e chi obbedisce non si fonda sulla mera ragione. Il potere si fonda sulla forza che trova la sua disciplina in ideali, valori, principi che appartengono alla sfera dei nostri più nobili sentimenti. Essi si esprimono nella società con forme efficaci solo se si basano sulla tradizione.
Il poter che si basa sulla nuda ragione finisce con l’identificarsi con la verità della ragione sicura di se stessa e pretende di agire in nome di questa verità che non ammette errori e reclama una totale adesione ai suoi precetti ponendo le premesse per un nuovo assolutismo.
Il potere si manifesta prima come dominio della ricchezza : la nuova classe politica di tipo oligarchico che ha distrutto gli ideali e i valori che delimitavano il potere e ne temperavano l’uso può perseguire i suoi interessi solo con l’uso della forza. Ma essendo stata vanificata la forza politica che si fonda sull’opinione convalidata da una lunga tradizione, rimane solo quella militare. L’armata francese è una forza autonoma sulla quale il governo esercita un controllo nominale. L’esercito è l’unico padrone della Francia e quando troverà un generale che sulla base dei suoi successi riscuoterà la fiducia dell’intera armata, quel generale sarà il padrone della Francia.

Tratto da STORIA DELLE DOTTRINE POLITICHE di Filippo Amelotti
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