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Vico: il vero e il fatto


Il criterio sul quale fondare la ragione deve essere individuato tenendo conto della distinzione tra il vero e il fatto della successiva reciproca conversione del vero e del fatto: si può avere una vera scienza solo dalle cose che noi facciamo: la scienza deve preoccuparsi di trovare il modo onde le cose che intendiamo conoscere si generano. Da questo punto di vista solo Dio ha una vera scienza della natura in quanto creatore dell’universo. L’uomo può avere di essa solo una conoscenza limitata. La matematica e la geometria sono scienze vere in quanto i principi sono formulati dalla mente umana.
La vera conoscenza scientifica si riferisce alla storia in quanto è fatta dagli uomini. Tutte le manifestazioni del fare degli uomini sono collegate tra di loro e si compongono in una sistematica connessione nelle società politiche. Intimo nesso tra storia e politica.
Afferma il primato della politica come scienza del mondo umano delle nazioni sulle scienze della natura in quanto perviene ad una conoscenza esaustiva del suo oggetto di studio.
 La politica deve considerare la reciproca conversione del vero e del fatto, resa possibile dalla mediazione del certo che è una parte della verità, che può essere conosciuta dall’uomo nelle particolari condizioni storiche in cui si trova.
La certificazione del vero avviene mediante l’autorità che consente al fare dell’uomo di consistere come mondo umano e di costituire e far sussistere lo stato.

L’autorità come certificazione del vero è connessa al fare dell’uomo, come principio costitutivo della sua umanità e personalità. L’uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio: Dio è sapienza, volontà e potenza. Anche l’uomo è sapienza, volontà e potenza ma a motivo della sua originaria corruzione queste tre facoltà divergono tra loro nel senso che la volontà pretende di dominare la ragione. Da questa pretesa si genera la cupidigia da cui scaturisce l’amore di se stessi. La cupidigia è eccitata dalle cose finite e corporee di cui sentiamo la mancanza, che si compongono agli uomini tramite i sensi. I sensi che sono stati dati all’uomo per la difesa della vita, vengono assunti come arbitri in grado di giudicare il vero delle cose. La ragione sottomessa ai sensi non può conoscere il vero. La corruzione dell’uomo significa il dominio della volontà che dovrebbe essere suddita alla ragione. La stoltezza dell’uomo consiste nella sapienza dei sensi che è la causa dell’ignoranza del vero da cui scaturisce l’infelicità dell’uomo.
L’uomo è costituito da mente e corpo: la prima è spirituale, la seconda è finita e materiale.
Le tre facoltà dell’uomo, la ragione, volontà e potenza, sono connesse tra loro nel senso che in ognuna di esse sussistono le altre. Una di esse può attuarsi solo se realizza le altre due. Le tre facoltà si esprimono nel fare dell’uomo: come dominio, in quanto diritto di usare le cose secondo ragione; come tutela in quanto diritto di difendere la nostra vita e di provvedervi; come libertà in quanto diritto di determinare le nostre azioni. L’autorità è costituita dal dominio, tutela e libertà.
Il primo modo in cui si manifesta l’autorità è la forza cioè l’energia con cui l’uomo si realizza come unità sussistente. La forza è l’inalienabile diritto dell’uomo alla vita e come dominio delle cose necessarie alla sua vita, come tutela alla sua vita, come libertà contro ogni forma di asservimento. La forza non è un dato fisico ma si genera nell’interiorità dell’uomo che sola può disciplinare e indirizzare il movimento del corpo. L’uomo si distingue dagli animali e dai bruti in quanto si muove e non subisce con passività gli impulsi che riceve dall’esterno.
Distinzione tra forza e violenza: la forza è l’energia umana con cui si fa valere la ragione, la giustizia, il diritto; La violenza promana dal predominio della volontà sulla ragione, dalla cupidigia, dal dominio dei sensi sulla ragione, è negazione della ragione, della giustizia e del diritto, non fonda la società ma la strumentalizza e la sfrutta.
La società si costituisce in quanto esprime una forma di partecipazione degli uomini alla verità alla giustizia, all’equità.

Tratto da STORIA DELLE DOTTRINE POLITICHE di Filippo Amelotti
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