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S. Tommaso - Commento alla Politica di Aristotele


1226-74 Accoglie l’eredita aristotelica e la ripensa alla luce dei valori propri della tradizione cristiana.
Coglie le nuove esigenze maturate nella società del suo tempo.
Nel Commento alla Politica di Aristotele, Tommaso dice che la politica deve essere considerata come scienza autonoma. Il campo della filosofia si estende a ciò che può essere conosciuto con la ragione e fra i vari oggetti che la ragione conosce vi è la città che viene considerata come un tutto. La disciplina che studia la città come un tutto è la scienza politica.
La politica non appartiene al genere delle scienze speculative che riguardano il momento della comprensione, ma a quello delle scienze pratiche che si riferiscono all’operare. Ma la politica non può essere concepita come scienza pratica come le arti meccaniche. Va considerata come scienza che si riferisce all’azione degli uomini e che ha come oggetto i comandi, le disposizioni e gli ordini. È la scienza dell’agire. La politica deve essere intesa come scienza architettonica che presiede al coordinamento di tutte le altre discipline che riguardano le attività che si svolgono nella società. La città, cioè l’oggetto della scienza politica alla stessa guisa delle cose fatte dagli uomini mediante le arti meccaniche, è realizzata dagli uomini mediante la ragione.
La politica è considerata anche nella prospettiva cristiana dell’ordine come insieme di rapporti istituiti dalla ragione dell’uomo. La società politica non corrisponde alla gerarchia fissata dalla natura ma è considerata come l’ordine voluto dalla ragione dell’uomo per raggiungere i fini propri della sua natura. L’ordine politico è voluto e realizzato dall’uomo mentre l’ordine naturale esiste indipendentemente dalla volontà umana.

Tratto da STORIA DELLE DOTTRINE POLITICHE di Filippo Amelotti
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