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Gruppi d’interesse: pluralismo e corporativismo


Il tipico sistema di rappresentanza degli interessi della democrazia maggioritaria consta di un pluralismo di gruppi competitivo e non coordinato opposto al sistema del corporativismo, coordinato e orientato al compromesso che è invece tipico della democrazia consensuale. Il concetto di corporativismo ha due distinti significati: il primo si riferisce ad un sistema di rappresentanza nel quale i gruppi sono organizzati in associazioni nazionali, specialistiche, gerarchiche e monopolistiche. Il secondo sottolinea l’incorporazione dei gruppi d’interesse nel processo di formazione delle politiche pubbliche. Sul piano empirico i due fenomeni tendono ad essere correlati poiché il corporativismo in senso stretto rappresenta una condizione quasi necessaria per la concertazione.
Ognuno dei due elementi può essere suddiviso in modo da arrivare alle 4 componenti fondamentali che connotano il corporativismo. Corporativismo significa che:
i gruppi d’interesse sono relativamente grandi nelle proprie dimensioni e relativamente limitati nel numero
sono ulteriormente collegati in organizzazioni di vertice a livello nazionale.
la concertazione implica il verificarsi di consultazioni regolari da parte dei leader di queste associazioni di vertice tra di loro e con i rappresentanti del governo al fine di giungere a degli accordi generali che vincolano i 3 partner nella negoziazione, i cosiddetti patti tripartitici.

Il pluralismo dei gruppi d’interesse può essere invece riconosciuto sulla base di caratteristiche opposte: una molteplicità di piccoli gruppi d’interesse, l’assenza di forti organizzazioni di vertice, un livello scarso o nullo di negoziazione e l’assenza di patti tripartitici.

Tratto da LE DEMOCRAZIE CONTEMPORANEE di Filippo Amelotti
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