Gli schemi di personificazione del critico
Gli schemi di personificazione del critico
Benché da un punto di vista logico-metafisico la categoria di persona possa essere discussa pressoché all’infinito, sul piano critico gli schemi di personificazione sono ancora regolarmente applicati per servire di mappatura a determinati set di significati. la nozione di persona risulta ampiamente operativa e collegata ad una serie di caratteristiche di folk-psychology che riguardano la nozione correlata di individuo dotato di un corpo, un’attività percettiva, una coscienza, capacità di pensiero, di azioni, di provare emozioni e così via. Il critico si serve continuamente di schemi di personificazione per costruire e individuare agenti più o meno impersonificati nel testo, intorno o dietro ad esso.
Uno dei casi più comuni è quello dell’interpretazione che poggia su uno schema di personificazione che investe il personaggio. Diverse unità di significato possono essere correlate a uno o più personaggi intesi come portatori di determinati modi di fare. Perché ciò accada è necessario che il character venga considerato un soggetto agente descrivibile in termini di azioni e pensieri autonomi.
La nozione di personaggio è sinonimo di soggetto capace in proprio di azioni come parlare, pensare, ascoltare e guardare.
Altrettanto comuni e popolari degli schemi di personificazione del personaggio, sono quegli schemi che ricorrono alla nozione di persona per analogia indiretta. Si tratta dei casi in cui si suppone che sia il film – i cinema – stesso o la m.d.p. ad agire in proprio.
Quando l’interprete non mappa i significati sui personaggi può sempre farlo ricorrendo alla personificazione di entità come stile, messa in scena e narrazione.
Da quando i nostro patrimonio concettuale si è arricchito di nozioni come autore e spettatore implicito, narratore extra-intra-omo-eterodiegetico, enunciazione impersonale, non ci si è allontanati di un pass dall’attività di personificazione dei tratti testuali.
Dire che non è pertinente parlare di individui in carne ed ossa perché bisogna considerare entità più regolari e modellizzabili dal discorso teorico come Enunciatore ed Enunciatario, o dire che non è pertinente parlare di Enunciatore ed Enunciatario perché oggetto di studio deve essere il meccanismo enunciazionale che il film mette in funzione impersonalmente, significa comunque cercare di rinunciare agli schemi personificanti. Che si parli di spettatori ideali, di processi di identificazione – primaria e secondaria – o che si parli di stili o film intenti a fare qualcosa, non si fa altro che ricorrere al principio unificante della personificazione.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Nicola Giuseppe Scelsi
[Visita la sua tesi: "A - Menic / Cinema. Da Dada al Progetto Cronenberg"]
- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Corso: Discipline dell’Arte, della Musica e dello Spettacolo
- Esame: Storia e metodologia della critica cinematografica
- Docente: Franco La Polla
- Titolo del libro: Il linguaggio della critica cinematografica
- Autore del libro: Claudio Bisoni
- Editore: Revolver Libri
- Anno pubblicazione: 2003
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