Gli 'urlatori' nella canzone italiana
Un importante contributo alla canzone italiana lo danno anche gli‘urlatori’, cantanti dalle voci potenti che catturano l’ascolto e che si allontanano sempre di più dalla canzone melodica.
Uno dei primi è Tony Dallara che con Come prima (1958) raggiunge un successo strepitoso, trasformando quello che originariamente doveva essere uno slow per le sale da ballo in una canzone urlata a pieni polmoni, con quel “co-o-me pri-i-ma” che ricorda il singhiozzato “o-o-only you-u” dei Platters. Si tratta di una canzone romantica il cui tono però viene smorzato dall’interpretazione del cantante:
Come prima, / più di prima / t'amerò. / Per la vita / la mia vita / ti darò. / Sembra un sogno / rivederti, / accarezzarti, / le tue mani / fra le mani / stringere ancor.
In Ghiaccio bollente (1959), invece, ritorna la figura della donna conquistatrice, che qui viene definita con un ossimoro, e tutta la canzone gioca su concetti opposti (gelo e fiamme, sole e neve, freddo e ardente ecc.) trasmettendo una forte sensualità (l’idea del corpo che freme):
Ghiaccio bollente sei tu, / e nei tuoi occhi di gelo / guizzano fiamme nel cielo / come scintille di sole sulla neve, / sei la mia febbre, vivo di te / Perché sei fredda come una statua, / immobile e lontana, / ardente come un corpo che freme / e che ti chiama, / tu sei così.
A Tony Dallara fanno seguito Betty Curtis, Mina e Celentano. Betty Curtis può essere definita come una “urlatrice melodica” che interpreta con la sua voce squillante canzoni la cui tematica richiama quella dei primi anni ’50, e cioè la donna sottomessa all’uomo e completamente dedita a lui. Un esempio di questo tipo è Con tutto il cuor (1958):
Io ti amo / con tutto il cuor, / solo te / adorerò, / e sapendo / che tu mi ami, / t’amerò / sempre di più. / Ti dirò / con tutto il cuor / questo amor / non finirà, / e vivrò / del nostro amor / ogni giorno / con tutto il cuor.
Mina, invece, si distingue non solo per la vocalità eccezionale ma anche per uno stile di canto che si discosta completamente da quelle che erano le consuetudini in quel periodo, soprattutto per quanto riguarda le canzoni di Sanremo dove mani sul cuore, braccia al cielo e occhi alzati o abbassati andavano per la maggiore. Mina canta mettendosi le dita in bocca, storcendo i piedi, gesticolando con le mani, assumendo un atteggiamento che sfiora la provocazione, e indossando abiti succinti come, in un numero della rivista “Il Musichiere” del 1960, giarrettiere e calze nere a imitazione delle spogliarelliste di Broadway. Ancora più scandalo susciterà nel 1963 quando resterà incinta di un uomo con il quale non è legalmente sposata (Borgna: 1985, pp. 200-201).
La dote di Mina è quella di accelerare il ritmo di canzoni melodiche stravolgendo completamente l’effetto musicale e le connotazioni del testo. Nessuno, canzone melodica presentata a Sanremo nel 1959 da Betty Curtis e Wilma De Angelis, viene trasformata in una versione urlata, cantata con impeto e furore dichiaratamente sessuali, e diventa uno dei suoi primi successi (Borgna: 1985, p. 156).
Celentano, invece, presenta rock scatenati in cui l’amore viene demistificato e tutta l’interpretazione si basa sui movimenti isterici e rabbiosi del cantante, anch’essi rappresentativi di un furore sessuale che non vuole più essere represso.
Queste caratteristiche si trovano già in una delle prime canzoni di Celentano come I ragazzi del juke-box:
“Dai – dai – dai, / gira con me! / Dai – dai – dai, / stringimi a te! / Con ardore, / con furore / baciami, baciami, ba-ciami!” / La felicità costa un gettone, / per i ragazzi del juke-box.
Oppure Il tuo bacio è come un rock, dove la rima viene fatta su termini americani (swing-ring, choc-rock):
Il tuo bacio è come un rock / che ti morde col suo swing. / E' assai facile al knock-out / che ti fulmina sul ring. / Fa l'effetto di uno choc / e perciò canto così: / "Oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh / il tuo bacio è come un rock!"
Nel corso degli anni Cinquanta si assiste, dunque, a una progressiva trasformazione della canzone italiana non solo nei testi e nell’interpretazione ma anche nel look, soprattutto quello delle cantanti. Mina, per esempio, diventa un modello di metamorfosi anche per le interpreti degli anni Sessanta, che abbandoneranno lo stile compassato per trasformare la loro immagine in qualcosa di accattivante e vitale più consono all’anticonformismo delle canzoni. I testi perdono lo stile retorico degli inizi per lasciare il posto a nuove emozioni che, prima assopite, riaffiorano in un intreccio di note incalzanti che incontrano il gusto dei giovani sempre più proiettati verso il futuro.
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