Il problema delle origini
Le dimensioni delle comunità sono state utilizzate per creare una sorta di scala progressiva che conduce dal piccolo al grande, dal semplice al complesso, concentrandosi sulle cause che hanno dato il via alla nascita di formazioni politiche più o meno articolate e a stratificazioni gerarchiche più o meno accentuate. L’emergere di strutture di potere sempre più complesse è legato al modello della produzione economica: la nascita dell’agricoltura e dell’allevamento sono state le principali cause della sedentarizzazione e della produzione di un surplus alimentare che consente di mantenere individui, svincolati dal processo di produzione, che si occupano di amministrare una comunità sempre più grande dedicandosi a compiti specifici, specializzati, come gestire la cosa pubblica, la religione, produrre tecnologia e arte. L’individuo, che prima assolveva da solo a tutti i propri bisogni principali, si trova a fare i conti con una restrizione del suo raggio di azione a favore di una progressiva specializzazione. Una maggiore produzione di cibo e di beni provoca un aumento della popolazione, che causa e necessita di una maggiore produzione di cibo, portando alla progressiva complessificazione delle società coinvolte nel processo. La crescita demografica comporta anche uno spostamento di popolazioni in cerca di nuove terre da sfruttare.
Una delle condizioni individuate quale fattore di evoluzione verso un’integrazione superiore tra gruppi residenziali diversi è la cosiddetta circoscrizione sociale, una condizione di accerchiamento dovuta alla presenza di gruppi circostanti che esercitano una pressione demografica sui gruppi che risiedono al centro del territorio, portando a una collaborazione maggiore nei villaggi centrali rispetto a quelli periferici.
Un’altra condizione individuata è quella della circoscrizione ambientale: una particolare caratteristica del territorio in cui l’area coltivabile, abitata da una o più popolazioni, risulta delimitata da regioni non produttiva o di difficile accesso. La crescita demografica si scontra quindi con l’impossibilità di espandersi sul territorio, e si rende necessario un incremento di produttività o l’assoggettamento di alcuni villaggi da parte di altri. In queste condizioni si costituiscono delle coalizioni economico-militari tra villaggi diversi che danno vita a una prima forma di integrazione superiore, la chefferie. Un’ulteriore aggregazione di domini darà vita a un regno, un impero, uno Stato.
La creazione di società sempre più numerose nate dalla fusione di piccoli gruppi e il sempre maggiore grado di complessità del sistema politico sono dovuti non tanto alla crescita demografica, quanto alla densità della popolazione; l’adozione del modello agricolo ha reso necessario un incremento di produttività, ottenibile con un processo di irrigazione; oltre al fatto che spinge le società a diventare sedentarie e a generare eccedenze che servono per mantenere capi, burocrati ed eserciti, e inoltre ha ritmi stagionali, che portano i contadini al lavoro pubblico quando la stagione è ferma; l’acqua è un bene comune e collettivo, e per regolamentarne l’accesso occorre una gestione centralizzata che progettasse e realizzasse un sistema irriguo complessivo e che la distribuisse in parti eque. Anche il fattore economico necessita di una struttura organizzativa complessa: mentre nelle piccole società i trasferimenti di beni avvengono per baratto, in quelle grandi gli scambi avvengono anche sulla lunga distanza, tramite intermediari, rendendosi necessario l’utilizzo di mezzi portatori di valore come la moneta o forme di assegni, oltre a regole comuni e condivise. Mantenere un apparato politico, militare e giudiziario ha dei costi, e uno Stato deve imporre delle tasse, che vengono restituite sotto forma di servizi: un’economia di tipo ridistributivo.
Ormai non si studiano più solo i piccoli villaggi, ma anche le nostre società, con l’antropologia politica, soprattutto nell’analisi della democrazia e delle altre forme politiche che, pur non essendo elettive, possono essere ricondotte alla democrazia, considerato che democrazia è principalmente discussione pubblica. In alcuni villaggi africani le assemblee collettive vedono la partecipazione di tutti gli uomini, e spesso le decisioni vengono prese in modo collettivo, e non con un voto segreto come nel mondo occidentale.
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Autore:
Elisabetta Pintus
[Visita la sua tesi: "L'individuazione di nuovi segmenti turistici: ''il turismo danzante''"]
- Università: Università degli Studi di Cagliari
- Facoltà: Economia
- Esame: Demoetnoantropologia - A.A. 2010/2011
- Docente: Felice Tiragallo e Tatiana Cossu
- Titolo del libro: Il primo libro di antropologia
- Autore del libro: Marco Aime
- Editore: Einaudi
- Anno pubblicazione: 2008
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