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L'identificazione con l'aggressore

L’identificazione con l’aggressore


Negazione: reazione ad un pericolo esterno- Rimozione: l’Io si difende dagli stimoli istintuali.
L’identificazione è uno dei fattori che contribuiscono alla formazione del S.I ed occupa un ruolo importante nel dominio degli istinti. Combinandosi con altri meccanismi però costituisce una delle armi più potenti dell’Io nella lotta contro gli oggetti esterni generatori di angoscia. Esempio: un bambino si identifica con la collera del maestro e ne riproduceva l’espressione nel parlare (imitazione non cosciente), le smorfie costituivano un mezzo di identificazione con l’oggetto esterno temuto.
Quindi accade che il bambino introietta dei caratteri dell’oggetto ansiogeno assimilando così un’esperienza angosciante appena provata. In conclusione assumendo il ruolo dell’aggressore e i suoi attributi o imitando la sua aggressione il bambino si trasforma da minacciato in minacciante.
Nell’identificazione con l’aggressore si riconosce uno stadio comune nello sviluppo normale del Super- Io. Quando un bambino ripete con continuità questo processo di internalizzazione e introietta le qualità di coloro che sono responsabili della sua educazione fornisce al Super- Io materiale di cui forgiarsi.
Non solo, nello stesso momento in cui la critica esterna viene interiorizzata l’offesa viene respinta verso il mondo esterno; questo vuol dire che il meccanismo di identificazione con l’aggressore viene completato da un’altra misura di difesa, la proiezione della colpa.
Accade che qualcuno si arresti ad uno stadio intermedio nello sviluppo del Super- Io e non porti a termine l’internalizzazione del processo di critica e questo li porta a comportarsi in modo aggressivo nei confronti di altri. In questi casi il S.I si comporta verso il mondo esterno con altrettanta durezza che dimostra nei riguardi del proprio Io e un arresto di questo tipo nell’evoluzione del S.I può indicare un inizio abortivo di depressione.

L’identificazione con l’aggressore (combinazione particolare tra introiezione e proiezione) rappresenta da un lato una fase preliminare nell’evoluzione del S.I e dall’altro una fase intermedia nella formazione degli stati paranoicali, ma si può considerare normale solamente finché l’Io la impiega nei suoi sforzi di dominare gli oggetti ansiogeni. Questo meccanismo di difesa cessa di essere innocuo e diventa patologico se coinvolto nella vita amorosa.
In conclusione, finché sugli impulsi inconsci pesa la proibizione essa aumenterà e svanirà solo quando vengono annullate la paura del castigo e la paura del Super- Io.

Tratto da L'IO E I MECCANISMI DI DIFESA di Carla Callioni
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