Spazio e immagine della città nel cinema del '900
Le case di produzione scelsero come sede Hollywood, che diventerà una città mitica, perché ritenuto il posto più adatto, anche in virtù della fortunata ubicazione geografica. Pure i registi europei contemplavano l’idea di insediare gli studios sulla costa, ma poi le capitali ebbero la meglio. Il cinema europeo è sempre stato un’attività urbana. Di fatto, l’unica vera ragione di questa scelta è di natura politica; i produttori avevano bisogno di continui aiuti dallo stato e dovevano mantenere stretti contatti con i governi.
Per più di un secolo, film prodotti nelle città sono stati offerti a un pubblico composto soprattutto da cittadini, e non meraviglia che molte trame siano ambientate proprio in città.
Descrivere una città in un film è conseguenza di una scelta deliberata. Gli americani hanno tentato di “filmare” le città europee, ma le loro ricostruzioni sono generalmente fantasiose, mentre gli europei riescono facilmente a ricreare visivamente il loro mondo. Questo non implica un riferimento alla realtà; un set non è più vero se esiste nella realtà.
La città è stata spesso rappresentata nel cinema europeo nel corso degli anni 20: i registi d’avanguardia cercarono di descriverla con quante più immagini possibili, affinché gli spettatori potessero cogliere l’infinità varietà che la costituisce. Il sonoro e l’influenza della narrazione di Hollywood modificarono la moda. Dal 1930 in poi le città vennero descritte come spazi unitari, che si definiscono reciprocamente per opposizione: il centro versus la periferia. Per quattro decenni le periferie erano rimase altrove. La distanza enfatizzata dal necessario ricorso ai mezzi di trasporto, fu un elemento primario. Le automobili sono comodi mezzi cinematografici che hanno spesso una funzione nella trama e stanno a sottolineare la distanza del tragitto. In contrasto con il centro città, le periferie sono spazi non socializzati. Appaiono vuote e prive di luoghi d’incontro. Si presume che tutti si allontanino in cerca di qualcosa di diverso, verso il centro delle città. Se le periferie sono diverse, non sono comunque ripugnanti e, dopo averle introdotte nelle sequenze d’inizio, i film le esplorano con curiosità.
Implicitamente si dice che le periferie non possono creare una storia. Ma questa divisione centro periferia non è solo narrativa, è anche visiva. Le due componenti della città sono riprese in modo diverso e la loro rappresentazione visiva ha statuto differente. Delle periferie viene data una descrizione pressoché documentaristica, mentre i centri sono rappresentati in modo più complesso e sintetico. Nella seconda metà del secolo il cinema ha sviluppato una concezione elementare ma coerente dell’urbanizzazione, secondo cui la città veniva considerata esclusivamente un posto per il commercio e il divertimento. Le città sono viste come cerchi, di cui la gente tenta di raggiungere il centro.
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Autore:
Laura Righi
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- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Scienze della Comunicazione e dello Spettacolo
- Corso: Discipline dell’Arte, della Musica e dello Spettacolo
- Esame: Cinema e studi culturali
- Docente: Michele Fadda
- Titolo del libro: Cinema e identità europea
- Autore del libro: Pierre Sorlin
- Editore: La nuova Otalia
- Anno pubblicazione: 2011
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