Concetto di città nei film del dopoguerra
Le baraccopoli, che ebbero un ruolo così importante nei film europei degli anni’60, furono la reazione a una caratteristica contemporanea ugualmente significativa: la distruzione cinematografica della città. Una serie di film inaugurata in Inghilterra e poi diffusasi nel resto del continente, ha distrutto le aree urbane e le ha ridotte a una semplice fila di muri ciechi. La rivoluzione culturale degli anni’60 dà ragione dei cambiamenti avvenuti nel cinema e i film aiutarono gli spettatori a prendere consapevolezza delle trasformazioni in atto. Con “Room at the top”, “A kind of loving”, e“This sporting life”gli abitanti delle periferie, di solito assenti nei film, hanno finalmente volti, speranze e desideri. per la prima volta nella storia del cinema le possibilità della mobilità e del cambiamento sono rappresentate sullo schermo. Il cinema fa anche in modo che ci confrontiamo con una crisi della rappresentazione delle città. Questo problema non esisteva in precedenza, dato che la descrizione di una città era considerata un compito estremamente semplice(“L’Avventura”di Antonioni e “Fino all’ultimo respiro” di Godard).
in molti film degli ultimi anni’60 le città non sono più state descritte in modo piacevole e affascinante, si trasformarono semplicemente in elementi funzionali alla trama.
Descrivere una città è sempre un compito difficile e il cinema ha cercato di risolvere tale problema sviluppando un immagine sofisticata delle aree urbanizzate. Esse erano infatti paesaggi umani atte a racchiudere e talvolta influenzare il destino dell’individuo.
Alcuni registi, soprattutto quelli definiti neorealisti, erano consapevoli della crescita delle aree urbane e cercarono di esprimere cinematograficamente le complesse relazioni tra vecchi centri nuove periferie. Dopo il 1965 altri registi non furono più in grado di descrivere o di vedere che cosa erano diventate le città e ne diedero un immagine sfocata. Il cinema degli anni’50 si rivolgeva a un pubblico vasto, soprattutto popolare e i film volevano far dimenticare agli spettatori problemi a volte complicati, ma sempre strettamente legati alla sfera della vita familiare e sociale. Gli spettatori volevano invece divertirsi, volevano sorprese e non sofisticati racconti. Da qui deriva la tecnica di presentazione di un soggetto importante come la città; il cui centro era visto come luogo di piacere e animazione e la periferia il suo contrario.
E’ stato necessario un certo lasso di tempo per capire cosa stava succedendo; le città non erano più descritte come luoghi belli e degni di ammirazione.
Per circa 50 anni la parola“città” è stata automaticamente riferita, almeno nei film, a immagini differenti e contraddittorie.
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Autore:
Laura Righi
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- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Scienze della Comunicazione e dello Spettacolo
- Corso: Discipline dell’Arte, della Musica e dello Spettacolo
- Esame: Cinema e studi culturali
- Docente: Michele Fadda
- Titolo del libro: Cinema e identità europea
- Autore del libro: Pierre Sorlin
- Editore: La nuova Otalia
- Anno pubblicazione: 2011
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