La trama del Satyricon di Petronio
All’inizio del romanzo troviamo Encolpio dedito a dibattere con un maestro di retorica di nome Agamennone a proposito della decadenza dell’oratoria; si vede subito che Agamennone è un professore da quattro soldi. Assieme al giovane troviamo un avventuriero, Ascilto, e un bel giovanetto, Gitone, oggetto delle attenzioni degli altri due uomini.
Una matrona di nome Quartilla entra a sconvolgere la vita dei tre. Coinvolgendoli in una serie di riti in onore del dio Priapo, divinità che ricorre spesso nelle avventure dei tre personaggi, e che simboleggia il membro maschile. Il rito si rivela un basso tentativo di coinvolgerli nei giochi lussuriosi della donna. Riusciti a sfuggire a Quartilla i tre vengono invitati ad una cena da un ricchissimo, e rozzissimo, liberto di nome Trimalcione. Dice infatti Encolpio: “…tra una mossa e l’altra dava fondo al vocabolario dei carrettieri”. La cena per la smodata esibizione di ricchezza e di pacchianeria passerà alla storia anche come modo di dire. Infatti la moglie Fortunata e il coniuge fanno un’ostentata esibizione di ricchezza nell’arredo della casa e nella profusione di bizzarre pietanze ( un asinello in corinzio con bisaccia, con olive bianche in una tasca e nere nell’altra, con saldati alcuni ponticelli sui quali campeggiavano ghiri cosparsi di miele e papavero; una gallina di legno con le ali accovacciate come quando covano sotto la quale si trovavano uova di pavone ricoperte di pasta frolla e piene di beccafichi immersi nel tuorlo; vino Opimiano; uno scheletro d’argento a monito di godersi la vita fin quando si può; un alzata rotonda con i dodici segni dello zodiaco ognuno con una pietanza ad esso consona; capponi, pancette e una lepre a mò di Pegaso; figure di Marsia che fanno scorrere dagli otricelli salse pepate che cadono in un grosso euripo dove nuotano dei pesciolini) che lasciano gli ospiti sbalorditi. Seguono le chiacchiere dei liberti amici di Trimalcione. Un incidente mette fine alla cena: la rivalità tra Encolpio e Ascilto raggiunge il massimo della sopportazione e i due se le danno di santa ragione. Ascilto porta via Gitone. Encolpio addolorato si ritrova in una pinacoteca dove conosce il vecchio Eumolpo, insaziabile letterato e avventuriero che avrà grande rilievo nelle successive vicende. Eumolpo inizia da subito a esibire i suoi presunti doni poetici cantando una sua composizione sulla presa di Troia avendo visto il giovane fissare un quadro che ritraeva l’argomento. L’episodio è una sorta di traduzione parafrasata e sintetizzata dell’ultima notte di troia raccontata nell’Eneide. Il risultato è una parodia che impoverisce l’episodio al fine di evidenziare l’incapacità del vecchio poeta. Eumolpo in effetti viene sbeffeggiato sonoramente e sembra somigliare al maestro Agamennone. Encolpio, dopo varie peripezie, si riprende Gitone e si libera di Ascilto (non si sa come). Ma al suo posto subentra Eumolpo, molto interessato alle grazie del giovane. Si costituisce così un nuovo terzetto amoroso.
La scena si sposta da una città greca del campano ad una nave diretta a Crotone. Sulla nave Encolpio ritrova il suo vecchio nemico Lica, deciso a fare fuori il giovane per cause a noi sconosciute. Lica riconosce Encolpio nonostante il perfetto travestimento con una rapidità e una bravura che farebbe impallidire la Euriclea di Omero! Eumolpo tenta di sviare l’attenzione di Lica svagandolo con il piccante racconto della matrona di Efeso. Il racconto non basta a placare l’ira di Lica e solo una provvidenziale tempesta che sbatte in mare il mercante salva i tre dalla morte certa. La nave cola a picco e i tre si ritrovano sulla spiaggia.
A Crotone l’attività principale è la caccia alle eredità. Ricchi senza eredi vengono coperti di onori da spiantati in cerca di stabilità economica. Eumolpo decide di approfittare della situazione e di spacciarsi per un ricco uomo senza eredi con due schiavi al suo seguito (Encolpio e Gitone). Durante il tragitto il vecchio intrattiene i due ragazzi con un lungo poemetto sulla guerra civile tra Cesare e Pompeo, il cosiddetto Bellum Civile, che molto ha della Pharsalia di Lucano.
Per un po’ il gioco regge ma ben presto i crotoniati si accorgono della fregatura. Encolpio ha una relazione con una donna di nome Circe ma viene abbandonato dalle sue facoltà sessuali, perseguitato dal dio Priapo. Si sottopone a imbarazzanti e autolesionistiche pratiche magiche senza successo. La virilità tornerà spontaneamente tempo dopo. Nell’ultima scena del testi che ci rimane Eumolpo lancia un bizzarro espediente: chi volesse beneficiare della sua eredità deve cibarsi del suo cadavere (Eumolpo, non si capisce bene, è malato, è morto o finge di esserlo). I crotoniati sono pronti pure a farsi cannibali! Non sappiamo come si concluda la vicenda di Crotone né il seguito della storia.
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Lingua e letteratura latina
- Docente: Giovanni Salanitro
- Titolo del libro: Imago Maiorum
- Autore del libro: Giovanni Salanitro
- Editore: CUECM
- Anno pubblicazione: 2010
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