La scenografia come elemento architettonico
La scenografia, come dice Ruffini, è un segno continuo. Rispetto a segni come la parola e i gesti, infatti, la scenografia, normalmente, rimane fissa nello spazio e nel tempo della rappresentazione. Normalmente, perché non sempre è così. Nell’Amleto di Craig, ad esempio, la scenografia era mobile e doveva muoversi continuamente, seguendo lo svolgimento dell’azione; nell’Akropolis di Grotowski gli attori costruivano una struttura di tubi e rottami, un campo di sterminio nazista.
La scenografia è considerata il quadro dell’azione, la cornice. Essa ha varie proprietà:
- Determina lo spazio scenico con cui tutti gli elementi devono rapportarsi.
-Entra in rapporto dialettico con tutti gli altri elementi, manifestando l’intenzionalità stilistica di uno spettacolo. Induce cioè attese su come sarà lo spettacolo, attese che possono benissimo essere confermate come smentite.
- Fornisce informazioni sull’antefatto e sulla situazione.
Per ciò che è stato detto, una scenografia, almeno nel teatro di rappresentazione, non può essere considerata un semplice elemento architettonico, ma va considerata funzionalmente al testo dello spettacolo. La scenografia cioè, possiede una disponibilità di senso, poiché gli altri elementi dello spettacolo la caricano di significati più complessi rispetto a ciò che rappresenta oggettivamente. Maggiore sarà la ricchezza scenografica, minore sarà la possibilità di interpretarla al di là di ciò che propriamente rappresenta. Il massimo grado di disponibilità di senso lo troviamo nel grado zero della scenografia, difficilmente concepibile dato che anche il palcoscenico vuoto ha una sua ricchezza di immagini e di significato. Tutto ciò non vale per il teatro di non rappresentazione, dove la scenografia non rimanda ad altro.
Definiamo concreta quella scenografia, referenziale sia nella sua totalità sia nei suoi singoli oggetti, quest’ultimi, concreti perché trattati per quello che sono. È una scenografia che aspetta solo un completamento di significato. Una sedia che è considerata una sedia, sia dagli spettatori sia dall’attore, è un esempio di oggetto teatrale concreto.
Definiamo astratta quella scenografia che aspetta che le venga attribuito un senso; gli oggetti di una scenografia astratta sono concettuali, come ad esempio le figure geometriche.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Letterature comparate
- Docente: Domenico Tanteri
- Titolo del libro: Leggere il teatro
- Autore del libro: C. Molinari - V. Ottolenghi
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