La classificazione della scenografia teatrale
Se poi volessimo compiere una classificazione della scenografia sulla base della sua struttura materiale, distinguiamo due tipi di scenografia:
- PITTORICA: è la classica scenografia a due dimensioni, non accessoriata. Possiamo a sua volta suddividerla in tre gradi:
- MASSIMA: ha un fondale chiuso e realistico, dipinto in termini non illusionistici. Ad esempio il fondo della scena del teatro Noh.
- MEDIA: la scena a quinte, tipica del teatro italiano dal ‘600 all’800. le quinte pur delimitando tridimensionalmente lo spazio non venivano usate per quello che rappresentavano ma per quello che erano. Una porta dipinta, ad esempio, non si poteva aprire, ma ci si poteva nascondere dietro.
- MINIMA: la scena illusionistica parapettata, nella quale cioè i diversi elementi sono connessi in modo da costituire un ambiente chiuso, parzialmente o totalmente.
- COSTRUTTIVA: è la scenografia tridimensionale, usata nell’azione per ciò che rappresenta. Se la scenografia dipinta non è mai, per definizione, una scenografia accessoriata, la scenografia costruttiva può essere costituita solo da accessori. Ad esempio, trattandosi di un interno, verranno eliminati gli elementi murari e lasciati solo quelli mobili, gli oggetti d’arredamento. Brecht usava spesso questo tipo di scenografia. Ma ci sono anche scenografie costruttive di tipo metaforico: ad esempio il lenzuolo azzurro che simula un fiume, come accade nell’Opera di Pechino.
Distinguiamo ancora tra scenografia mobile e scenografia fissa. Sorvolando sulla superflua definizione della prima, intendiamo la seconda come una scenografia mossa tramite macchinari o tramite gli attori stessi. Se sono gli attori a muoverla, ha funzione straniante, perché sottolinea la finzione dello spazio scenico.
Classifichiamo infine i mutamenti di scena, che possono essere di tre tipi:
- scena successiva: ogni scena ha una sua scenografia, cambiata o a vista o a sipario calato.
- Scena multipla: tutti gli ambienti sono presenti sin dall’inizio, contemporaneamente, sulla scena. Così ad esempio nelle sacre rappresentazioni medievali.
- Scena fissa: la struttura non cambia ma l’azione dichiara che essa rappresenta man mano un luogo diverso. Tipici esempi sono il teatro elisabettiano e quello greco romano, anche se quest’ultimo, di solito, esclude a priori mutamenti di luogo.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Letterature comparate
- Docente: Domenico Tanteri
- Titolo del libro: Leggere il teatro
- Autore del libro: C. Molinari - V. Ottolenghi
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