L'esperanto
L’idea di base dell’autore era quella di un idioma universale che facilitasse la comunicazione ed appianasse le incomprensioni tra gli uomini; il nome deriva dallo pseudonimo dello stesso Zamenhof che amava definirsi doktor esperanto (ossia: dottore speranzoso). L’esperanto destò notevole interesse e nel periodo tra le due guerre molti paesi ne caldeggiarono l’idea favorendo l’istituzione di apposite società, ma lo stesso fatto che questa lingua era applicabile solo in un circoscritto ambito linguistico ne limitò assai la diffusione. La moltiplicazione dei circoli e delle associazioni esperantiste creò un grande movimento internazionale entro il quale, parallelamente a proposte di riforma e miglioramento dell’esperanto (tra le quali l’ido che non a caso significa: discendente) nacquero nuovi e sempre più numerosi progetti di lingue internazionali ausiliarie. Tra essi si possono ricordare: il latino sine flexione del matematico italiano Giuseppe Peano (1903), l’occidental (1922), il novial (1928), l’interglossa (1942) ed infine l’interlingua della International Auxiliary Language Association (il cui dizionario Interlingua-Inglese, contenente 27.000 parole e la grammatica dell’interlingua, fu pubblicato nel 1951).
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