Il rapporto tra testo e lingua
Il rapporto tra testo e lingua
Quinta nozione da analizzare è quella che qui chiameremo stile, ovvero il rapporto tra testo e lingua. Il termine stile è qui scelto appositamente, perchè utilizzato da quel lessico popolare della letteratura di cui la teoria vorrebbe disfarsi. Il luogo comune è che la lingua letteraria si distingue, per il suo stile, dalla lingua di tutti i giorni, che di stile ne è priva. Lo stile quindi è anche il termine di mezzo tra letteratura e lingua, analogamente alla stilistica che è il termine medio tra la linguistica e la critica. La teoria letteraria ha contestato proprio l'evidenza dello stile e la validità della stilistica. Lo stile ha però resisito agli assalti ed è più vivo che mai.
Anche in questo caso proporremo il problema proponendo prima le due tesi estreme: quella secondo la quale lo stile è una certezza che fa legittimamente parte delle idee acquisite dalla letteratura, del senso comune; quella, invece, secondo la quale lo stile è una illusione di cui ci si deve assolutamente liberare, al pari dell'intenzione e della referenza.
La teoria, servendosi della linguistica, aveva creduto di essersi sbarazzata della nozione di stile. Dopo l'eliminazione della retorica, nel XIX secolo, la descrizione linguistica del testo letterario sembrava avere avuto la meglio. Lo stile non era nulla, e la stilistica si era limitata a garantire il futuro accesso alla linguistica durante il grande interregno. Lo stile, però, oggi risorge dalle sue ceneri, ed è più vivo che mai. Hanno un gran bel da fare i teorici nello stigmatizzare e combattere le nozioni di autore, referenza, lettore e stile; essi ritornano prepotentemente nell'opinione comune, non appena le maglie censorie si allentano un po'. Forniamo tre esempi di restaurazione apparentemente inevitabile dello stile ogni volta che minaccia di scomparire dal panorama letterario: Barthes con Il grado zero della scrittura, del 1953; Riffaterre con Critères pour l'analyse du style; Nelson Goodman con Lo statuto dello stile.
Il termine stile non rientra nel vocabolario specialistico della letteratura e non è riservato esclusivamente al campo sunnominato, né tantomeno a quello della lingua; è infatti noto come questa parola intersechi tantissimi campi dell'attività umana. Nel suo uso moderni il termine è sostanzialmente ambiguo perchè denota al tempo stesso sia la individualità, nelle forme della singolarità di un' opera o della necessità di una scrittua, sia una classe, una scuola, un genere (una famiglia di testi inquadrati storicamente), un periodo (lo stile Luigi XIV ad esempio), un arsenale di procedimenti espressivi tra cui scegliere. Dunque lo stile è ambiguo, perchè rimanda contemporaneamente ad una necessità e ad una libertà.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Teoria della letteratura
- Docente: Prof.ssa Rosalba Galvagno
- Titolo del libro: Il demone della teoria
- Autore del libro: Antoine Compagnon
- Editore: Einaudi
- Anno pubblicazione: 2000
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