La realtà che diventa “media event” e l’obiettività nel sistema globale del giornalismo
La realtà che diventa “media event” e l’obiettività nel sistema globale del giornalismo
Nel 1988, a Barrow, un eschimese scoprì 3 balene grigie incagliate nei ghiacci: divenne subito un caso mondiale, per cui si mobilitarono anche Reagan a Gorbaciov.
Il caso delle balene fu la prima dimostrazione che dove ci sono telecamere, qualsiasi cosa accade è una notizia ⇒ con le balene di Barrow arriva l’infointrattenimento = ibridizzazione dei generi = un racconto giornalistico sempre più mischiato ai linguaggi dell’intrattenimento e della fiction ⇒ un giornalismo che deborda dai sui contenitori classici, ma che va ad occupare anche i contenitori dell’intrattenimento.
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1 − estensione del campo giornalistico
2 − decisa virata verso l’emozione del racconto, per offrire il lato più umano della notizia
3 − ricerca ossessiva delle soft news.
Alcune cause di questo dilagare dell’infotainment possono essere:
1 − la televisione del “flusso” (= non esiste una vera separazione tra un programma e l’altro, in cui i linguaggi non sono più così separati) diventa il contenitore privilegiato dell’informazione
2 − il genere dell’intrattenimento si dirige sempre più verso formati basati sulla “realtà” o sul “verosimile” (basti pensare al boom negli ultimi anni dei reality)
3 − l’evoluzione dei “programmi contenitore”
4 − il modello di internet, in cui in una sessione di navigazione, vengono mescolati diversi generi e interessi
5 − l’efficacia commerciale del “curioso” e delle soft news.
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Si sviluppa una cultura giornalistica fatta da grandi episodi, che possano bloccare l’interesse di un’intera nazione, che a diversi livelli possano evocare sentimenti collettivi: dagli episodi di cronaca nera, alle morti dei reali, ai conflitti e alle cadute delle statue.
Un testo giornalistico è una narrazione, una storia, un testo in cui un gruppo umano deve riconoscersi e deve usare per raccontarsi. Anche nella sua dimensione politica un gruppo umano ha bisogno di rappresentare e celebrare la propria unità attraverso emozioni comuni.
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In una società sempre più complessa e deterritorializzata, i media con i loro racconti svolgono anche funzione di rito, su cui un gruppo costruisce la sua unità.
Di fronte a grandi eventi, come una guerra o un attentato terroristico (ad es. la vicenda dei caduti di Nassiriya) che potenzialmente mettono in pericolo la vita di una collettività, la componente passionale sembra addirittura prevalere su quella cognitiva ⇒ per gestire la complessità, i media sono portati a selezionare momenti cui si possa attribuire una particolare valenza simbolica e a costruire attorno a tali momenti veri e propri eventi; una guerra diventa una serie di eventi simbolici, cui i media si incaricano di attribuire la funzione di rito. Il rito, infatti, si adatta perfettamente alle routine produttive e risponde alle necessità di un percorso narrativo lineare, quasi con uno stile fiabesco.
Queste cerimonie sono quello che Dayan e Katz hanno definito media event = le grandi cerimonie trasmesse dai media, dalle incoronazioni dei reali, ai funerali, ai matrimoni, ai grandi eventi sportivi. Tutti i media event presentano una serie di caratteristiche comuni:
1 − caratteristiche sintattiche: la cerimonia interrompe il flusso della vita quotidiana, è presentata come celebrazione di consenso
2 − caratteristiche semantiche: la cerimonia tratta riverentemente di aspetti sacri
3 − caratteristiche pragmatiche: la cerimonia implica la risposta di un pubblico devoto, richiede “testimoni”.
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I media sono parte della società, partecipano alle sue ansie e alle sue preoccupazioni e accettano il ruolo di gran cerimonieri del rito contemporaneo: il racconto non si limita a rappresentare l’evento, ma svolge un equivalente dell’esperienza celebrativa. Preparare una nazione alla guerra significa anche preparala attraverso riti ed eventi collettivi, la cui celebrazione è affidata ai media, con una funzione rinforzante.
I media dell’informazione mostrano questa duplice natura:
1 − da una parte, sono spinti da detentori di interessi particolari che preparano gli eventi offrendo le performance giuste a trasformare i fatti in eventuali rituali
2 − dall’altra, per il loro intrinseco modo di guardare al mondo e di narrarlo diventano inevitabilmente autori di questa ritualizzazione del reale.
Chi si occupi professionalmente di costruire i rapporti tra una fonte e il sistema dei media deve sapere, ovviamente, che nessuna organizzazione è monolitica, ma presenta sempre molte divisioni e fratture interne, che sono alla base del gioco negoziale con i media.
Nella costruzione della notiziabilità di un evento, incidono
1 − il modo in cui ci si socializza alle pratiche giornalistiche
2 − lo status di cui la professione gode nella società civile
3 − la capacità d’interazione del professionista con gli altri sottosistemi sociali
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