Innovazione e discontinuità
Sono concetti strettamente legati, in quanto l’innovazione è un cambiamento dell’offerta che interrompe la continuità all’interno di un mercato (tuttavia una innovazione radicale può comunque avvenire senza che vi sia necessariamente discontinuità). Per comprendere il concetto, vediamo la “teoria delle catastrofi” di René Thom: i processi di cambiamento assumono alcune configurazioni regolari, le catastrofi, che avvengono in modo improvviso attraverso una discontinuità repentina (nel senso che non esistono situazioni intermedie, e avviene in modo improvviso) (“catastrofi” non va inteso in senso negativo); è il salto da uno stato ad un altro stato (es.: la bolla che si gonfia e poi scoppia).
Ma quali sono gli elementi affinché si abbia discontinuità? Possono ricondursi all’uso di una nuova tecnologia (o nuove conoscenze circa un prodotto o processo) e la coerenza con i bisogni dei clienti. Questi due elementi sono schematizzati nella teoria delle catastrofi a cuspide: assi cartesiani in spazio tridimensionale (pagina 92). Si parte da a, la situazione esistente; si passa ad e tramite cambiamenti incrementali di conoscenza (senza però soddisfare nuovi bisogni, che non sono ancora sorti); quando si manifestano i bisogni coerenti con la nuova tecnologia si può passare a c, l’innovazione, che presenta entrambi gli elementi su riportati. Si può comunque procedere anche passando da a a b tramite lo sviluppo di un nuovo bisogno in modo autonomo, per poi arrivare a c, in cui il bisogno viene colmato con l’innovazione; questa è radicale e avviene con discontinuità (la piega del foglio sta a rappresentarlo). Microsoft è da esempio per entrambi i percorsi: per il primo, la nascita del sistema operativo DOS, che viene creato e poi ne nasce la domanda; per il secondo, la richiesta di un’interfaccia utente-macchina più semplice spinge verso la creazione di Windows. Da b a c, prima della piega, c’è un piccolo tratto; è il caso in cui esistono le competenze, ma non sono mai state applicate al problema in questione, quindi non vi è ancora innovazione; basta un piccolo incremento di conoscenza per ottenere l’innovazione improvvisa e senza continuità (tutte le conoscenze e le tecniche con cui verranno poi costruiti i computer erano già disponibili alla fine dell’Ottocento).
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Dettagli appunto:
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Autore:
Moreno Marcucci
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- Università: Università degli Studi Roma Tre
- Facoltà: Economia
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