Lega Etolica e Lega Achea
Frattanto si erano costituite due grandi leghe in Grecia: la Lega Etolica, che aveva negli Etoli la propria guida e che raccoglieva la maggior parte delle polis della Grecia centrale; e la Lega Achea, che invece era egemonizzata dagli Arcadi, e che comprendeva la maggior parte del Peloponneso esclusa però Sparta.
Gli Arcadi erano gli abitanti di una delle regioni settentrionali del Peloponneso, da sempre povera e marginale; tuttavia nel corso del III secolo essi si erano dati, sul modello degli Etoli, una struttura federale e avevano conciò raggiunto una notevole forza. Ma la loro ascesa avvenne quando la guida della loro confederazione fu assunta da Arato, un politico molto dinamico e lungimirante. Questi in poco tempo assunse anche la presidenza della Lega Achea e sostenne una ribellione democratica a Corinto, che strappò l’importantissima roccaforte ai macedoni (242).
Con la ribellione di Corinto Antiloco Gonata veniva isolato dai suoi alleati nel Peloponneso, e questo era tanto più grave se si considera che il grande potere raggiunto dagli Etoli in Grecia centrale rischiava di mettere in pericolo tutto il sistema di difesa macedone in Grecia. Ma egli non dovette preoccuparsi di questo, perché nel 240 fu raggiunto dalla morte, dopo 37 anni di regno. Sul trono macedone gli successe il figlio Demetrio, detto l’Etolico, che dovette subito affrontare la nuova questione. Egli scelse di affrontarla di petto e ruppe l’amicizia con gli Etoli, che subito si ribellarono unendo le loro forze a quelle della Lega Achea: con ciò praticamente tutta la Grecia, eccetto Atene che continuava nella sua politica isolazionista e Sparta per altre ragioni, insorgeva contro il dominio macedone, mentre Demetrio l’Etolico doveva preoccuparsi anche degli Illiri ad Ovest. Era la cosiddetta guerra demetrica, che, nonostante alcuni successi militari anche di prestigio ottenuti da Demetrio l’Etolico, si volse presto a favore dei Greci, che per la prima volta combattevano una ribellione di successo e senza aiuti esterni, né dai regni ellenistici né da altri. Ma gli eventi, come vedremo, saranno falsati dalle vicende della guerra sociale.
Come si diceva nel pezzo dedicato agli aspetti generali dell’ellenismo, l’allargamento del commercio internazionale aveva inizialmente fatto lievitare il prodotto nazionale greco, ma di questa crescita avevano beneficiato solo i ceti elevati della popolazione. La conseguente inflazione, l’arrivo di cereali a basso costo dell’Egitto e la crescita smisurata dell’impiego di schiavi, avevano costretto molti contadini liberi a vendere il loro podere e avevano immiserito le masse del proletariato urbano. La costrizione a forme di governo oligarchico, imposta dai macedoni, non aveva fatto altro che consolidare questa tendenza al divario sociale, creando una situazione sempre più pericolosa, specie nelle città a tradizione democratica.
Ma se questi fenomeni erano gravi in tutta la Grecia, a Sparta per via dell’organizzazione sociale caratteristica della polis lo erano ancora di più. A seguito delle varie guerre, infatti, la proprietà fondiaria, già appannaggio esclusivo della ristrettissima elité di cittadini, gli spartiati, si era concentrata nelle mani di pochi di questi, formando una sorta di elité nell’elité. Ma il problema a Sparta era ancora più grave perché ciò che chiedevano i cittadini immiseriti non era una riforma agraria ma una redistribuzione delle terre che ripristinasse l’originario sistema comunitario fissato da Licurgo agli arbori della storia della città, e pertanto la richiesta si coloriva di accenti legalitari e di ricongiungimento con la tradizione. Non deve dunque sorprendere se essa fu dapprima tentata prima da un re generoso ma debole, Algide IV, poi, messo a morte dai reazionari (241), attuata da un re geniale valoroso, Cleomene III (227).
Cleomene dunque attuò la riforma, e con essa incrementò anche la potenza di militare di Sparta, quindi, per accrescere il suo prestigio e impedire il contrattacco dei reazionari, volle dare una dimostrazione di potenza sul campo, attaccando Megalopoli per una faccenda di confini. Ma Megapoli era parte della Lega Achea e così si giunse allo scontro con gli Arcadi. Dato però che Arato era tanto abile politicamente quanto scarso militarmente, Sparta si trovò subito in vantaggio e gli Arcadi dovettero cominciare a pensare a cosa avrebbe significato una sconfitta: Sparta sarebbe tornata ad essere la città egemone del Peloponneso, ma più che questo a preoccuparli era la possibilità che la vittoria di Sparta fosse vissuta dalle masse proletarie come la vittoria de re che aveva attuato al ridistribuzione agraria. La classe possidente della Lega Achea ne fu terrorizzata e, interrompendo al collaborazione con gli Etoli e la lotta per la liberazione nazionale che era ormai ad un passo dalla conclusione, mandando in fumo molti anni di duro lavoro, chiese l’aiuto dei macedoni contro Cleomene III di Sparta.
Attraverso la strada apertagli, Demetrio l’Etolico discese nel Peloponneso, sconfisse l’esercito spartano ed entrò addirittura nella città, ripristinandovi il latifondo e ponendo così fine alla rinnovata potenza spartana. Era la prima volta che un esercito nemico invadeva la città dalla data della sua fondazione (222). Per sparta fu la fine assoluta.
Rimanevano ancora in Armi gli Etoli e la loro Lega, ma già era evidente che la sproporzione delle forze gli avrebbe presto subissati. Ma l’eco dei terribili scontri che si combattevano in Italia fra romani e cartaginesi indusse Demetrio l’Etolico alla prudenza e alla firma della pace con gli Etoli nel 217, laddove probabilmente una prosecuzione della guerra che annientasse completamente al potenza etolica sarebbe stata più conveniente. Comunque in seguito alla pace tutte le polis greche furono unite in una nuova simmachia facente capo alla Macedonia, che ancora una volta aveva potuto conservare la sua egemonia sulla Grecia sfruttando le rivalità interne ai greci stessi.
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