La morte di Alessandro e la guerra di Lamia (323 - 318)
Appena la notizia della morte di Alessandro giunse ad Atene, la popolazione scese in piazza per festeggiare e Demostene cominciò subito i preparativi per una nuova coalizione antimacedone. Scoppiò così la cosiddetta guerra di Lamia.
Il generale Antiparco (che era stato lasciato da Alessandro alla vigilia della partenza per la campagna d’Asia come governatore della Grecia-Macedonia), in accordo con il generale macedone di stanza in Anatolia (poiché in questo primo momento i generali non erano ancora scesi in lotta l’uno contro l’altro per spartirsi l’impero, ma erano ancora alleati per stroncare le ribellioni che qua e là scoppiavano in seguito alla notizia della morte di Alessandro), prepararono velocemente la risposta macedone.
In poco tempo la guerra fu vinta ed Antiparco poté imporre ad Atene, che era stata l’ideatrice della rivolta, una pace severa. Diversamente dai tempo di Filippo, ora anche i persiani disponevano di una flotta efficiente e Atene non incuteva più alcuna paura. Così dodicimila dei suoi cittadini furono deportati, il regime democratico soppresso e la città sottoposta ad un governatore macedone, Focione. Demostene, invece, si avvelenò per sfuggire alla cattura (322).
La sottomissione della Grecia era ormai a viso aperto (tanto che non si ricostituì nemmeno la Lega di Corinto). Per rafforzare il controllo macedone sui greci Antiparco si servì piuttosto del conflitto fra le classi, facendo della dominazione macedone la garanzia per la classe possidente greca di mantenere le sue enormi ricchezze contro le istanze del proletariato sempre più recalcitrante.
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