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La deriva inferenziale dello spettatore


Il film qui costringe lo spettatore a una deriva inferenziale piuttosto antieconomica e sterile (non paiono esserci poste figurali). Certo, finiamo con lo spiegare il perché il posacenere a forma di pianoforte che la De Rosa si riprende fosse presente al momento dei rapporti amorosi sul divano ricordati da Diane (essi sono avvenuti dopo un trasloco non ancora perfezionato). Inoltre, la cosa ci permette anche di decidere dello statuto dei ricordi di Diane; essi non risultano essere un amalgama proiettivo tra gli elementi figurativi dell’appartamento di cui è in presentia e una scena d’amore del passato, dato che, appunto, il posacenere è stato portato via dalla vicina (non è più davanti a Diane). L’atteggiamento comprensivo della vicina, malgrado ci siano di mezzo dei detective e la sparizione di Diane per un bel lasso di tempo, nonché la sua curiosità, una volta entrata dentro casa, paiono alludere a qualche legame tra loro, certo logoro, ma non limitato in passato a una frequentazione di puro vicinato. Il sogno non pare poi permutare né l’attitudine né i fatti che riguardano la vicina di casa (dato piuttosto curioso); solo l’appartamento del 17 cambia di arredamento, è molto più curato e ospita una Diane Selvyn già morta. Dato che Diane dormiente si mette in scena come una uccisa dall’amore, piuttosto che come un’assassina gelosa, il sogno le regala anche una cura nell’arredamento che sembra ridurre lo iato di stile che indubbiamente divide Havenhurst da Sierra Bonita.

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