Gaunilone. Differenza tra cogitare e intelligere
G. allora distingue tra cogitare e intelligere: posso pensare, ma non conoscere pensando. Per questo motivo è stolto allo stesso modo colui che pensa che Dio non esiste, dal momento che tale affermazione non è provata dall’esperienza. Bisogna allora affermare più correttamente non che Dio esiste o non esiste, ma che non può essere pensato come una sostanza non esistente. Inoltre sostiene G. Dio non può essere conosciuto razionalmente, perché altrimenti esso dovrebbe essere e non essere, come qualunque entità reale che può essere conosciuta razionalmente e di cui si sa che è ma che potrebbe non essere. G. allora mette in dubbio che un tale ente sia comprensibile, nonostante sia pensabile, che corrisponda cioè ad un’idea “chiara e distinta”. Io posso pensare qualsiasi cosa, anche una cosa falsa, ma non per questo posso conoscerla e pretendere di affermare che essa sia reale. Quello che è importante qui è avere chiaro il fatto che il metodo di G. non è un metodo empirista, ma va ricondotto alla diffusione della dialettica che in certi ambienti era legata all’affermazione della logica aristotelizzante, che riconduce ogni essere a delle categorie che permettono di affermarne la sua esistenza o meno, e dunque la sua conoscibilità. Insomma G. non vuole difendere l’insipiente schierandosi a suo favore; egli afferma piuttosto l’equipollenza delle proposizioni “Dio esiste” e “Dio non esiste” in ordine alla loro verificabilità. Il fine ultimo di G. è quello di sottrarre il sapere su Dio alla scienza e distinguere nettamente la teologia dalla filosofia.
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Dettagli appunto:
- Autore: Carlo Cilia
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
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