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Confronto tra Aberratio Ictus e Aberratio Delicti


In definitiva => aberratio ictus e aberratio delicti costituiscono ipotesi in cui la divergenza tra quanto voluto e quanto realizzato, derivante da una “deviazione” verificatasi nello svolgimento esecutivo del reato, fa venire meno il dolo rispetto al fatto oggettivamente realizzato senza però poter ignorare l’esistenza di una deliberazione cmq criminosa e per ciò l’affermazione di una qualche forma di responsabilità anche per il fatto diverso. Con l’avvertenza, però che:
mentre ciò è incondizionatamente vero per l’aberratio ictus bioffensiva,
per quella monoffeniva e per l’aberratio delicti => l’affermazione è vera solo se si muove da determinate premesse interpretative ancora oggi discusse in ordine alla natura “costitutiva” e non già meramente “dichiarativa” delle relative norme.
quindi (più precisamente):
per l’aberratio ictus monoffensiva => se si muove dal p. della c.d. concretezza del dolo e dunque dall’idea che la divergenza concernente la persona della vittima sia in realtà essenziale e tale dunque da escludere il dolo rispetto al fatto realizzato;
per l’aberratio delicti => se si muove dall’idea che la responsabilità per il fatto diverso sia solo formalmente colposa ma in realtà discenda “automaticamente” ed oggettivamente per la sola ragione dell’aberratio.
Se all’evento non voluto si aggiunge quello voluto (aberratio delicti plurioffensiva) => si applicano le regole sul concorso di reati, art. 83.3 c.p.
Un’ip. speciale di aberratio delicti plurilesiva è prevista dall’art. 586 c.p., quando l’evento voluto integri gli estremi di “un fatto preveduto dalla lex come delitto colposo” e la “conseguenza non voluta” sia costituita della “morte” o dalle “lesioni di una persona”.
Es. il costringimene esercitato nella violenza privata (art. 610.1 c.p.) provoca la morte non voluta della persona coartata. In tale caso “si applicano le disposizioni dell’art. 83 c.p. (e l’agente risponde quindi per omicidio o di lesioni colpose), ma le pene stabilite negli artt. 589 e 590 sono aumentate.
È ovvio che il fatto doloso non può essere costituito:
a)né da lesioni o percosse, perché risulterebbe allora integrata la fattispecie dell’omicidio preterintenzionale;
b)né da un reato in cui la morte e le lesioni costituiscano evento aggravante autonomamente previsto (es. art. 438 c.p.).
Ragioni sostanziali per cui in queste ipotesi l’errore di esecuzione porta a conseguenze giuridiche diverse da quelle dell’errore di rappresentazione nonostante che entrambi i fenomeni conducano alla fine alla stessa mancata corrispondenza tra voluto e realizzato.
Ci si chiede perché:
nell’aberratio ictus monoffeniva => il soggetto risponde come se fosse stata colpita al persona designata;
nell’aberratio ictus bioffensiva => il soggetto risponde come se si trattasse di 2 reati dolosi;
nell’aberratio delicti => il soggetto risponde come se si trattasse di u reato colposo.

RATIO DELLE DEROGHE

Queste deroghe alle regole generali sull’elemento soggettivo nascono evidentemente dal fatto che l’ordinamento, nonostante la mancata integrale convergenza tra la rappresentazione e la realizzazione, non rimane del tutto indifferente alla duplice peculiarità che la rappresentazione ha pur sempre ad oggetto un fatto criminoso e che l’agente ha realizzato il fatto (diverso) proprio nell’esecuzione di quella deliberazione criminosa.


Tratto da DIRITTO PENALE di Beatrice Cruccolini
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