Dimensione transferale-fantasmatica
c’è una possibilità basica nell’essere umano di interessarsi all’altro essere umano, riconosciamo l’altro come simile , cm partner della mia relazione e quindi ci interessiamo a lui .
Perché pensate se un buon consiglio lo desse una macchina stesse parole voce più o meno imitata.. perché non farebbe lo stesso effetto?
Perché appunto in relazione alla dimensione transferale non si tratta solo che l’altro lo riconosco ma l’altro mi incuriosisce , è oggetto di una serie di supposizioni (gli suppongo una storia che magari non ha, un interesse a me) lo posso includere nella relazione con me quindi nei miei fantasmi , nelle mie aspettative ecc.
Con una macchina non lo posso fare perché so che la macchina è programmata , so che la macchina darà una risposta standard.
in Kubrick è assolutamente caratteristico, la questione è sempre quella lì ..chi è l’altro? come simile ma nella sua alterità!!
Il PC è una macchina programmata dall’umano e quindi sono ancora io alla fin fine mentre quello che noi centriamo nella dimensione della relazione dell’incontro è esattamente l’alterità dell’altro, che è sempre in qualche modo sorprendente e capace di accendere la mia curiosità.
La parola curiosità è esattamente proveniente dallo stesso etimo di cura ,non c’è cura senza curiosità e la curiosità ed essa non è legata mai a un buon assetto prevedibile ma è legata esattamente a ciò che, in un assetto ben organizzato, fa eccezione!
=>Nella consultazione in qualche modo noi possiamo ritrovare esattamente questi elementi che appartengono, come nota Freud, alla convivenza in quanto umana.
Il transfert preso in un’altra dimensione, con il fine di una cura, è qualcosa che appartiene alla normalità delle relazioni umane ma si ritaglia in un modo speciale e pretende di arrivare una riformulazione da parte dell’utente della sua posizione rettifica della sua posizione, che per essere tale è arrivata ad includerci ).
Due dimensioni, entrambe contenute nella nozione di transfert, che dobbiamo tenere ben presenti perché è il loro maneggiamento e il loro adeguato ritmo che produce qualche cosa di significativo all’interno di una consultazione:
1 livello è quello del riconoscimento dell’altro come simile e quindi tutta la questione che possiamo chiamare empatico-identificatoria, (quindi dell’altro ad un livello mi fido perche è come me anzi perche è più di me perché ha una sapere)
dall’altra parte il 2 livello è incidente nella mia situazione in quanto in qualche modo accende l’interrogativo, interroga l’altro empatico.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Beatrice Segalini
[Visita la sua tesi: "Il panico: un approccio integrato"]
- Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
- Facoltà: Psicologia
- Corso: Psicologia
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