Sciopero e servizi essenziali

Premessa
Delicato aspetto se lo sciopero interessa servizi pubblici. La sospensione dell’attività lavorativa infligge un danno economico che più che incidere sul datore di lavoro lo fa sulla generalità dei cittadini. Ma il danno ricade tutto su di essi, estranei al conflitto.
Anzi talvolta la lotta tende a fare leva proprio sulla reazione degli utenti.
La materia fu quindi regolata dal legislatore dopo un dibattito di anni e complesso con anche i sindacati.
L.146/1990 “Norme sull’esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali e sulla salvaguardia del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali.

La giurisprudenza  costituzionale sugli artt. 330 e 333 c.p.

Fino al 1990 gli artt. 330 e 333 del codice penali prevedevano abbandono collettivo ed individuale di pubblico servizio.
Comunque limiti c’erano già su addetti ad impianti nucleari o controllori di volo. Militari e Polizia di Stato. Questi rimasero ma furono abrogati i primi due.
La disciplina odierna prende le mosse da sentenze Corte Cost.: i servizi essenziali sono quelli costituzionali uguali o superiori, e in questi servizi il diritto di sciopero si fa senza ledere il diritto all’essenziale, i due diritti devono trovare un compromesso.

I servizi essenziali

La legge del 1990 ha introdotto quindi limiti al diritto di sciopero nei servizio essenziali che sono quelli volti a garantire i diritti alla persona costituzionalmente tutelati. Non quindi diritti economico-patrimoniali.
Sono diritto alla vita, alla salute, alla libertà ed alla sicurezza, alla libertà di circolazione, all’assistenza e previdenza sociale, all’istruzione ed alla libertà di circolazione. I servizi essenziali sono quelli finalizzati a garantire questi diritti (criterio teleologico). Non è rilevante la natura del rapporto di lavoro, pubblico o privato in quanto il contratto adesso è sotto il diritto privato e ci sono imprese private che svolgono in appalto funzioni pubbliche.