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Caratteristiche ambientali e gestione della lettiera avicola



I materiali utilizzati per la lettiera avicola sono costituiti dalla torba (molto assorbente ma costosa), il truciolo di legno chiaro anche resinoso (es:abete), la paglia tranciata (consigliato il frumento evitando le ariste ingoiabili), i tutoli di mais trinciati , e altri materiali come il sorgo da fibra o la kenaf (pianta da fibra simile alla maria). Diventa importante evitare la segatura in quanto tende a impaccare, ed è polverosa,; i trucioli di quercia, castano, ontano, salice perché ricchi di tannini, e i trucioli impregnati di conservanti e di collanti. La dimensione delle particelle non deve essere troppo fine, in quanto si impacca e non deve essere troppo grossa in quanto non assorbe e provoca danni a cute e sterno. Lo strato composto da truciolo di legno deve essere alto 8-12 cm, mentre lo strato in paglia/tutoli deve essere di 15-20 cm; in ogni caso deve essere uniforme, occorre evitare avvallamenti e cumuli. L’umidità ideale è del 20-30%, con umidità inferiori la lettiera è troppo secca ed irrita le mucose, con umidità superiori la lettiera è troppo umida, impasta e libera NH3, presentando vari parassiti. Il mantenimento della lettiera prevede l’aggiunta di acqua se la lettiera si presentasse troppo secca, nel caso invece si presentasse troppo umida viene aggiunta nuova lettiera, vengono asportate le incrostazioni, viene aggiunto perfosfato come antibatterico, antifermentativo, o si aumenta la ventilazione; la lettiera viene cambiata ad ogni ciclo. La pollina (lettiera con deiezioni avicole), ha come principale destinazione quella di fertilizzante organico, tuttavia necessita di grandi impianti di stoccaggio ed emette gas maleodoranti inquinando la falda freatica. La pollina può essere sottoposta a: deodorizzazione (trattamento biologico o chimico che riduce l’emissione  di gas maleodoranti come idrogeno solforato, mercaptano, ammoniaca, è molto costoso e poco pratico; in questo caso le deiazioni devono essere comunque smaltite), digestione anaerobica per biogas (processo legato alla produzione di biogas, i risultati sono inferiori rispetto a quelli suini, richiede stretta anaerobiosi, una T di 35-37°C, impianti complessi, un costo elevato, tuttavia viene recuperato il 60-70% di energia sottoforma di metano), l’essiccamento (può essere naturale per via di ventilazione su nastri, trasportatori  o fosse, ottenendo un’umidità del 40-50%, o termico utilizzando tamburi rotanti ad una temperatura di 500-1000°C, ottenendo un’umidità del 10-20%, rimanendo tuttavia costoso e inquinante), combustione pirolitica (processo termochimica che porta alla demolizione della SO in ceneri fertilizzanti, produce troppa umidità ed emissioni di gas), compostaggio(processo esotermo di ossidazione biologica della SO operata da mo aerobi, è il metodo più diffuso e valido per la larga applicabilità, bassi costi di esercizio, sviluppo di impianti a basso impatto ambientale, un adeguato mercato del composte per buona qualità sanitaria; comprende una fase mesofita a 40-50°C dove avviene la degradazione delle sostanze facilmente degradabili in sostanze semplici, una termofila con un innalzamento della temperatura fino a 70 con la degradazione delle sostanze più complesse , pastorizzazione e successivo raffreddamento con diminuzione  dell’attività fermentativa.)

Tratto da ZOOCOLTURE di Denis Squizzato
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