Criminalità e immigrazioni
Quanto all’immigrazione, cui è stato conferito il significato di fattore criminogeno, essa appare caratterizzata da tutta una serie di condizioni predisponenti (giovane età degli immigrati, discriminazioni da parte delle popolazioni e delle autorità giudiziarie e di polizia dei paesi ospitanti, xenofobia, conflitti culturali, anomia, ecc…).
Occorre distinguere l’immigrazione esterna (proveniente dal di fuori del territorio nazionale) dall’immigrazione interna:
1.gli studi effettuati sui due più grossi flussi immigratori dei nostri tempi (verso gli Stati Uniti nei primi trent’anni del secolo scorso e fra o verso i paesi europei nei tempi più vicini) sembrano aver rilevato, invece, che il tasso di criminalità di neoimmigrati è inferiore o pari a quello della popolazione indigena.
Tassi superiori si sono, invece, manifestati tra i figli degli immigrati americani, la cui causa si cercò di individuare unilateralmente nei “conflitti culturali secondari” (abbandono, da parte della seconda generazione, dei valori dei genitori e dei fattori originari di controllo sociale, senza che siano ancora assunti i valori e i sistemi di controllo del paese ospitante).
L’assenza di correlazione tra criminalità e immigrazione ha trovato conferma anche negli studi più recenti sull’immigrazione infra-europea, secondo i quali i neoimmigrati addirittura, in non pochi casi, commetterebbero meno reati degli ospitanti, mentre rispetto alla seconda generazione non sono ancora stati eseguiti studi;
2.per quanto riguarda l’immigrazione interna (dal meridione al triangolo industriale), il fenomeno è stato variamente valutato sotto il profilo criminogeno.
La maggior parte degli autori afferma che la criminalità degli immigrati è percentualmente superiore a quella della popolazione autoctona; come sempre, alla criminalità è più alta tra i giovani immigrati e tra i figli di neoimmigrati.
L’immigrazione interna ha, altresì, comportato sia una modificazione qualitativa della criminalità, continuando a manifestarsi all’interno delle comunità immigrate tipi di delitti propri del meridione e che sono divenuti ormai comuni anche nel settentrione; sia un vero e proprio trasferimento di criminalità, essendo il flusso migratorio accompagnato da un ampio spostamento di certa criminalità organizzata.
Nessuna delle formule teoriche prospettate (conflitto culturale, struttura differenziale delle opportunità, frustrazione-aggressività) può spiegare tutti i comportamenti antisociali di tutti gli immigrati.
A seconda dei soggetti diversi sono i meccanismi che entrano in gioco nei processi criminogenetici e criminodinamici che portano all’atto criminale.
Questi meccanismi devono essere studiate ad un livello clinico-individuale.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Stefano Civitelli
[Visita la sua tesi: "Danni da mobbing e tutela della persona"]
- Università: Università degli Studi di Firenze
- Facoltà: Giurisprudenza
- Esame: Criminologia, a.a. 2008-09
- Titolo del libro: Il problema della criminalità
- Autore del libro: Ferrando Mantovani
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