Criminalità e condizioni economiche
Per quanto riguarda i rapporti tra criminalità e condizioni economiche, i tentativi di collegare il crimine specialmente alla povertà non solo si trovano in tutta la storia della criminologia sin dai suoi inizi, ma risalgono a tempi ben più antichi, trovandosi riferimenti nella filosofia e nella letteratura.
Povertà e squalificazione sociale sono state a lungo considerate cause principali della criminalità.
Ben presto si ritenne che la chiave dovesse individuarsi non nella povertà assoluta (nei paesi industriali poche persone si trovano in condizioni di indigenza tali da costringerlo al furto quale unico mezzo di sostentamento), ma nella “povertà relativa”, come infatti sembrò confermare la constatazione che le zone rurali povere, affette in passato ed ancora oggi nei paesi sottosviluppati da povertà contadina cronica, erano di solito le più oneste, mentre i poveri della città, viventi fianco a fianco coi ricchi, erano soggetti a maggiori sollecitazioni ed i più tentati ad i intraprendere la via del crimine.
La teoria del nesso causale diretto tra povertà e criminalità si è rilevata in sé semplicistica, non avendo potuto fra l’altro sottrarsi alla triplice obiezione:
a.che anche nelle classi sociali più abbienti l’indice di criminalità è assai alto;
b.che la criminalità nella maggior parte dei paesi industrializzati è in costante progressione, compresa quella contro il patrimonio, nonostante che il livello economico medio si sia notevolmente elevato;
c.che la criminalità appropriativa, cioè per finalità di arricchimento economico, è soltanto una delle forme motivazionali della criminalità, accanto a quelle della criminalità per aggressività, passionalità, ludismo, sessualità, ecc…, e non è affatto esclusiva delle classi povere, ma è ampiamente diffusa anche tra i ceti più elevati.
Lo studio dei rapporti tra reddito e criminalità porta a concludere che i fattori economici possono essere talora cruciali nel condizionare una “criminalità per bisogno”, ma non consentono una generale comprensione del fenomeno criminoso, rappresentandone tale criminalità soltanto una percentuale, neppure la più significante.
Sicché lo studio del fenomeno criminoso non può essere settoriale, dovendo si considerare tutti i fattori (culturali, psicologici, biologici, giuridico-politici) che insieme a quelli economici influiscono sulla genesi della condotta criminosa.
E si è compreso che il rapporto tra condizioni economiche e delinquenza non è costante e diretto, ma di natura dinamica e complessa.
Anziché il concetto di povertà, troppo restrittivo e inadeguato, è stato innanzitutto preso in considerazione il fenomeno economico più in generale, in cui le condizioni socio-economiche dei soggetti vanno considerati in rapporto agli standard sociali ed economici di una specifica popolazione in un certo momento storico.
Il ruolo del fattore economico è stato sottolineato anche sotto il profilo della provenienza sociale degli autori di reati, in quanto è stata rilevata la correlazione tra criminalità e ceto o classe sociale: la parte maggiore di coloro che vengono o che comunque venivano identificati come delinquenti è offerta dalle classi economicamente e socialmente più squalificate.
Più che ricavare la conclusione che tali classi esprimono una maggiore potenzialità o disposizione delinquenziale, si è dedotto piuttosto che le classi inferiori commettono quei tipi di azioni che sono più facilmente perseguite, e, per la mancanza di beni e di relazioni sociali, sono più facilmente riconosciute come colpevoli.
Ormai si concorda, però, nel ritenere che si sta realizzando una maggiore eguaglianza sociale anche nel crimine, per diverse ragioni:
a.perché lo stesso concetto di classe, già meno rigido in certi paesi, ha subito una progressiva erosione per effetto delle grandi trasformazioni sociali in atto;
b.perché vi è una crescente consapevolezza delle dimensioni della criminalità dei colletti bianchi;
c.perché neppure gli strati intermedi della società vanno esenti dalla criminalità, stando la cosiddetta criminalità dei colletti blu proprio ad indicare i reati professionali commessi da chi lavora nell’industria, uffici, negozi;
d.perché le condizioni della vita moderna stanno creando una nuova eguaglianza anche nell’opportunità di delinquere, in quanto vi sono reati che sono commessi da tutte le classi (infrazioni stradali, uso illecito della droga, violenza familiare).
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Dettagli appunto:
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Autore:
Stefano Civitelli
[Visita la sua tesi: "Danni da mobbing e tutela della persona"]
- Università: Università degli Studi di Firenze
- Facoltà: Giurisprudenza
- Esame: Criminologia, a.a. 2008-09
- Titolo del libro: Il problema della criminalità
- Autore del libro: Ferrando Mantovani
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