Informazione e comunicazione istituzionale
Scrivere per i giornali
Sgombriamo il campo da un pregiudizio, ovvero che la comunicazione giornalistica abbia bisogno e sia governata da regole specialissime. E’ semmai un tipo di comunicazione che deve tener conto del gran numero di persone cui è diretta. Deve attrarre pubblico ma in breve tempo.
Le molte e diverse regole nel riferire fatti e opinioni suscettibili di fare notizia possono essere ricondotte a tre virtù: ordine, chiarezza, semplicità.
Negli anni ’50 in Italia non esistevano ne scuole ne corsi universitari per diventare giornalisti. Le regole dunque,si imparavano in redazione.
Nel 1965, con un decreto, questa prassi viene parzialmente eliminata.
Viene reso obbligatorio un esame di idoneità che l’aspirante giornalista è tenuto a sostenere dinanzi una commissione di giornalisti professionisti e un magistrato garante della regolarità.
Rimaneva non obbligatorio il titolo di studio, mentre andavano formandosi appositi corsi di laurea.
Resta però comunque difficile creare laboratori dove simulare perfettamente la realtà dei giornali o dove i fatti quotidiani possono essere selezionati in modo da distinguere le fasi e i criteri che li trasformano in notizie.
Il concetto di notiziabilità è infatti arduo da cogliere, e per farlo sarà necessario costruire un ponte sempre più attestato sul mondo dell’informazione.
Contesto
Caratteristica importante di un testo, è il contesto in cui si colloca.
Poche informazioni infatti si legano con filo diretto ai fatti nel loro svolgersi concreto, e anche quando ciò accade, il legame si rivela imperfetto e discutibile:è difficile che un giornalista che si trovi ad assistere di persona ad un evento possa calcolarne subito le conseguenze e rapportarle.
Si parla di criterio di importanza e criterio di vicinanza (nei casi locali).
Il contesto suggerisce quindi la necessità che la comunicazione giornalistica tenga conto di un ordine di priorità, razionale ed egemonico.
Oggigiorno, Internet, ci mette in condizione di sapere e farci sapere tutto.
I primi servizi commerciali e giornalistici videotel e teletex nacquero negli USA a fine anni 80, poiché furono legati al buon andamento in borsa dei titoli legati alle nuove tecnologie: gli intellettuali delle nuove generazioni sembravano fatti apposta per recepire il messaggio web.
In Italia i primi quotidiani web furono “l’unità” 1995, “la repubblica” e il “manifesto” 1997.
L’11/09/2001 però, con l’attacco alle torri gemelle, ci fu una sorta di rivincita della “vecchia” televisione, che trasmise in diretta le immagini dell’attentato.
La competizione nascente portava all’aumento dell’offerta di informazioni veloci ma incomplete e inesatte.
Ad uscire rafforzata da questa rivoluzione, fu la carta stampata, perché riuscì a usare gli effetti devastanti dei nuovi media e ad usarli come veicolo, producendo fogli, notiziari e rubriche online.
Oramai oggigiorno si assiste a una miriade di possibilità di scelta.
I media veloci che hanno però creato questa situazione, sono anche gli unici che possono salvarci da essa.
Infatti chi sceglie e filtra le notizie, deve essere cosciente di svolgere un compito essenziale.
Quindi il potenziale democratico dei nuovi media risulta impressionante. Così anche il lavoro che segue e precede l’attività giornalistica è diventato corale.
Peritesto
Quest’elemento è importante perché specifica il carattere del giornale.
La testata, la data di uscita, il formato, il colore delle pagine, la disposizione e la grandezza dei titoli, sono elementi che indicano un percorso di lettura, permettendo a ognuno di saltare ciò che non interessa.
Questi elementi influenzano contenuto, senso e tono: fanno parte del peritesto, ossia quel che c’è intorno al testo.
La distinzione tra testo e peritesto si adatta perfettamente ai giornali.
Per certi versi, nei giornali, il peritesto è addirittura più importante del testo stesso, perché corrisponde con l’impaginazione e quindi con il peso specifico della notizia.
Molti considerano anche il contenuto dei titoli degli articoli una componente peritestualistica della comunicazione giornalistica; è però difficile non considerare il titolo parte integrante del testo.
L’abitudine di concepire titoli di fantasia (sedurre il pubblico) è uno degli elementi che contribuisce all’oscurità e all’allusività nella comunicazione giornalistica.
Può essere una necessità dettata da due fattori:
• Fattore tempo: quando una notizia è già diffusa e superata da mezzi d’informazione più rapidi
• Fattore spazio: quando la grafica del giornale non permette titoli lunghi ed esplicativi
Inoltre, se si allarga il concetto di peritesto, si può concludere che anche le sintesi e i richiami di prima pagina fanno parte del peritesto stesso.
Testo
Pezzo = qualsiasi testo che racchiude il racconto di un evento occupando uno spazio tipografico dalle trenta alle cento righe ed oltre. Ogni riga si compone di 55-60 battute.
In 10 righe si può dire l’essenziale, in 20 il necessario, in 50 si entra già nei dettagli.
Andare oltre significa entrare nel campo delle considerazione e del commento.
Il senso delle misure
Dalla misura, oltre che dalla leggibilità, discende la necessità di eliminare il troppo e il vano: fare frasi brevi, usare parole del vocabolario di base e spiegare quelle più incomprensibili, usare pochi aggettivi e avverbi, evitare espressioni appartenenti al codice e ai sottocodici politici.
Ma esiste anche la falsa semplicità, fatta di luoghi comuni, metafore e frasi nominali.
Frasi fatte tolgono trasparenza al discorso, dando solo l’illusione della chiarezza e la perenne sensazione di essere sempre vicini all’ora X, al momento decisivo.
Il rispetto delle misure impone l’ordine delle cose da esporre -> la regola delle cinque W (Who, Where, Why, What, When)
Le risposte a queste domande devono essere contenute all’inizio del pezzo, e man mano che si và avanti, ciascuna di delle W dev’essere illustrata con più dettagli, stando attenti a procedere per deduzione.
Al termine, si fa la prova del nove: se il pezzo è scritto correttamente, anche riducendo la misura di una frase qualsiasi, il succo della notizia e la logica dell’esposizione non dovrebbero cambiare.
Questa regola ha però un difetto: non tiene conto del contesto: è cioè possibile che da un’ora all’altra, la situazione si modifichi, mentre l’inizio con queste regole è immobile, fa pensare che sia già tutto finito.
Essa presuppone infatti che un lettore di giornale, quando si accinge a leggere la notizia che dovrebbe informarlo, sia già bello e informato.
Questa supposizione confonde il ruolo dell’informando e quello dell’informatore (che ha queste capacità)
L’Importanza dell’attacco
Ragioni tecniche e strutturali e di coinvolgimento di un lettore impongono un’attenzione particolare a come si inizia un pezzo. Esigono cioè un attacco generale nei fatti e puntuale nel tono.
Nell’attacco devono essere comunque scartate le frasi nominali, meglio un particolare che sia chiaro, semplice e significativo, tratto dalla realtà. I problemi che si pongono sono se usare la prima o la terza persona, il tono personale o impersonale e il presente storico o il passato.
Di solito un pezzo lungo che testimoni una partecipazione diretta ammette che si usi la prima persona, così come in un corsivo o in un commento, ma certamente non in un testo breve.
Notizie Brevi
Insieme con l’attacco di un pezzo lungo, la notizia data in poche righe è un’altra prova d’autore importante perché esige la capacità di ridurre questioni complicate a soluzioni semplici (5W restano d’obbligo).
Le notizie di cronaca nera sono sempre date in breve, a meno che non coinvolgano personaggi famosi.
Possono però rivelarsi poco chiare.
Corsivo
Quotidiani e periodici abbondano oramai di commenti, tanto che spesso questi occupano più spazio delle notizie. La teledipendenza è diventata così ossessiva che si pensa che le notizie siano ormai riservate alla tv, e ai giornali non resti che commentarle.
Spesso due corsivi vengono affiancati volutamente per presentare due punti di vista opposti.
Una figura importante è il cosiddetto corsivo veloce, ovvero quello che può essere chiamato a scrivere da un’ora all’altra, sull’onda di un flash d’agenzia o a fianco di un pezzo.
Quando un corsivo è troppo lungo, và, come si dice in gergo,”asciugato”.
Poscritto
Raramente i corsivi possono essere raccolti in un libro senza rivelare sfasature.
Per questo, è importante difendere quello specifico valore assegnato al giornalismo, di battaglia civile e culturale ancorata alla realtà dei tempi e alla coscienza di chi quei tempi sta vivendo.
Il giornale di ieri serve allo storico, non alla storia.
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Dettagli appunto:
- Autore: Anna Carla Russo
- Università: Università degli Studi Suor Orsola Benincasa - Napoli
- Facoltà: Scienze della Comunicazione
- Esame: Semiotica
- Titolo del libro: Fare comunicazione, teoria ed esercizi
- Autore del libro: Stefano Gensini
- Editore: Carocci
- Anno pubblicazione: 2006
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