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Genitorialità



Cosa succede quando un adulto diventa genitore? La riflessione è soprattutto di tipo psicoanalitico-psicodinamico. Molti autori sottolineano come la prima genitorialità è una situazione che può essere di crisi, o comunque di riorganizzazione delle proprie relazioni. In particolare sembra centrale la rielaborazione della relazione con la figura genitoriale dello stesso sesso e di eventuali conflitti, in modo da organizzare in modo più stabile gli aspetti positivi di questa relazione e di poterli utilizzare con il futuro figlio. È importante anche saper attribuire al partner (se c'è) funzioni materne o paterne. Quindi l'altro aspetto, oltre alla ridefinizione delle relazioni con il genitore, è quella di trasformare la relazione con il partner da diadica a triadica.

Le teorie psicoanalitiche si sono preoccupate soprattutto della maternità, più che della paternità (solo ultimamente si è considerata anche la figura paterna e le possibili crisi che possono insorgere nel padre). La psicoanalisi fino agli anni 2000 si è occupata solo di maternità, e ha visto la gravidanza come un periodo cruciale di riorganizzazione della personalità della donna che amplia la sua identità femminile per comprendere anche quella materna. Cosa succede in questo periodo di riorganizzazione? Alla fine della gravidanza e nei primi mesi di vita del bambino la madre dovrebbe poter disporre di ripresentazioni di sè come madre, capace di prendersi cura, allevare e dare conforto al figlio, e di rappresentazioni del bambino come soggetto separato e al contempo dipendente dalle proprie cure. Questo processo è abbastanza complesso. Un aspetto che la psicoanalisi ha esplorato è cosa succede durante la gravidanza rispetto alla riorganizzazione delle relazioni familiari. Studi recenti hanno enfatizzato che la donna in gravidanza tende a riattivare situazioni e fantasie legate al bambino e a sè come mamma, ma anche come aveva fantasticato all'avere bambini durante l'infanzia. È stato sottolineato come fare un bambino significa anche riattivare il complesso edipico con il padre -> fare un bambino non vuol dire solo farlo in relazione al compagno ma anche al padre. È stata sottolineata anche la rivalità con la mamma: nel momento in cui si fa un bambino emergono aspetti di conflittualità vissuti con la figura materna.
Quindi la mamma nel periodo gravidanza e post-partum deve far fronte a tutti questi aspetti identificatori precoci, e potrebbe anche riattivarsi il conflitto con la madre (in rapporto anche al complesso di Edipo). Il recupero di queste elaborazioni/conflitti dovrebbe concludere con l'identificazione con gli aspetti positivi materni e femminili della mamma.
Autori successivi si sono molto concentrati sul fatto che ciò che deve essere fatto nella gravidanza è un elaborazione positiva dei residui conflittuali della relazione con la propria madre.
Nel momento in cui la madre riesce a concludere questo processo di identificazione, dovrebbe avere a disposizione una competenza affettiva, che gli autori chiamano in modi diversi, ma che riferiscono tutti alla stessa cosa:
- Winnicott parla di preoccupazione materna primaria: la madre nella relazione con il bambino nei primissimi mesi riesce a identificarsi con i suoi bisogni
- Bion parla di Reverie: capacità della madre di dare un senso alle emozioni comunicate dal bambino
- I ricercatori della mentalizzzzaione parlano di capacità riflessiva della madre, cioè avere in mente il bambino è attribuirgli stati mentali
Quindi la madre dovrebbe avere a disposizione una capacità intuitiva di relazione con il bambino (chiamata da alcuni intuitive parenting --> la mamma è in grado intuitivamente di relazionarsi con il bambino).

Un altro aspetto individuato dalla ricerca non solo psicoanalitica è stata come la madre si costruisce la rappresentazione del bambino nel corso della gravidanza. Nel primo trimestre la madre vive la relazione con il bambino in modo fusionale (in cui non vi sono ancora rappresentazioni specifiche verso il bambino). Queste rappresentazioni e fantasie cominciano ad essere elaborate nel secondo semestre --> si costruisce una rappresentazione del bambino, che può essere legata al modo in cui la mamma nell'infanzia si rappresentava i figli, ma anche al modo in cui la mamma si immagina il bambino nel futuro --> dunque vi sono due livelli di rappresentazione: il bambino inconscio (più legato alla storia della mamma nell'infanzia) e bambino immaginario (il bambino che c'è nell'attualità e come sarà in futuro). Nel terzo trimestre, se si vanno a verificare le fantasie, queste diminuiscono molto (minore rappresentazioni del bambino), perché compaiono diversi tipi di angosce legate al parto che si avvicina --> queste angosce sono: angoscia depressiva (far male al bambino), angoscia persecutoria (bambino che può danneggiare la madre), angoscia genetica (bambino che nasce malformato). Poi si passa all'incontro con il bambino reale nel post-partum --> si scontra la visione del bambino fantasticato dalla madre con il bambino reale --> questo confronto può essere coerente, ma può essere anche incongruente (la mamma si immagina un bambino idealizzato, però il bambino ha un temperamento difficile, piange molto, è inconsolabile ecc). Se non subentra il realismo vi può essere uno scontro tra bambino immaginario e bambino reale. È quindi un momento di crisi, in cui la madre deve abbandonare le sue immagini idealizzate e prendere contatto con il bambino reale. Se ciò non avviene subentra una situazione di disagio.

Anche la teoria dell'attaccamento è andata a osservare cosa avviene nelle madri in gravidanza. Ipotesi di fondo: anche qui viene molto enfatizzato il percorso della madre (più che del padre) e l'importanza di rielaborare il rapporto con la madre. Questo processo sarebbe facilitato dalla presenza di attaccamento sicuro verso le figure genitoriali --> questo permette di avere capacità di parenting funzionanti (maggiore sensibilità, responsività, capacità di mentalizzazione) --> si viene a formare un sistema di caregiving positivo. Invece nel caso l'attaccamento sia insicuro (distanziante o preoccupato o disorganizzato) il sistema di caregiving, in diverse modalità, risulta non funzionante --> la mamma è in difficoltà nella relazione con il bambino, in particolare nel trattare le sue emozioni negative. In particolare attaccamento distanziante: sistema di caregiving rigido, con parziale svalutazione / attaccamento preoccupato: sistema di caregiving incerto e a tratti inconsistente / attaccamento disorganizzato: sistema di caregiving non organizzato, rappresentazioni caotiche di sè, del bambino, della relazione.

Un altro autore che si è occupato moltissimo di maternità e di interventi precoci relativi alla relazione genitore-bambino a rischio è Stern, il quale parla di costellazione materna. Lui dice cose simili a quelle dette finora. Sostiene che nella fase di gravidanza e postpartum è come se la madre possedesse un'organizzazione molto specifica, la costellazione materna, durante la quale viene particolarmente attivata la riorganizzazione delle figure materne --> parla di triade madre-madre-bambino. Nella costellazione materna vengono privilegiati gli aspetti di cura, e vengono posti in secondo piano quelli sessuali e competitivi. Inoltre emergono capacità empatiche e cooperative. Questa ipotesi guida gli interventi che Stern ritiene funzionali alla prevenzione in situazioni di rischio --> secondo lui è molto importante che la madre possa disporre di reti di supporto in cui possa recuperare modelli materni alternativi (nel caso i suoi siano stati disfunzionali). Stern inoltre dice che durante la gravidanza possono emergere angosce specifiche, in particolare relative alla sopravvivenza del bambino (sono capisce di far sopravvivere il bambino? --> paura di uccidere il bambino con la propria inadeguatezza, oppure paura che il bambino cessi di respirare o di mangiare). La madre può anche avere l'ansia di non essere in grado di impegnarsi emotivamente con il bambino in modo adeguato, quindi ha paura di non saper leggere i suoi bisogni/segnali), oppure può avere paura di non essere naturale nella comunicazione emotiva e nel contatto corporeo con il bambino. Queste ansie sono fisiologiche, però se sono troppo intense possono ledere il rapporto della madre con il bambino. È importante quindi in questa fase, come si diceva prima, che la madre possa far affidamento su una rete di supporto. Le situazioni più a rischio sarebbero quelle in cui le madri non possono contare sul partner nè su altre reti sociali di supporto.

Ci possono essere situazioni, molto studiate dalle ricerche, in cui si parla di quadri psicopatologici, legati alla perinatalità.
Situazioni di lieve rischio:
- Periodo perinatale: visto come crisi evolutiva (vedi all'inizio)
- Maternity blues: situazione vista come fisiologica --> è uno stato depressivo molto lieve che accompagna molte gravidanze (alcune ricerche parlano di 85%), che tende poi a una remissione spontanea

Situazioni davvero psicopatologiche:
- Disturbo da stress post-traumatico postnatale: ha le stesse caratteristiche del PTSD ma legate al parto --> il parto viene vissuto in modo traumatico, e implica la sintomatologia tipica del PTSD
- Psicosi puerperale: coinvolge una percentuale bassissima di madri. Riguarda madri che vivono sintomi psicotici immediatamente dopo il parto. Questa situazione deve essere immediatamente trattata con farmaci e psicoterapia.
- Depressione post partum: sentimenti di disperazione e vergogna, fluttuazioni dell'umore, auto svalutazione, agitazione, preoccupazioni eccessive per la salute del bambino e per se stessa, trascuratezza --> la percentuale è del 13%
- Ansia perinatale: si presenta spesso in comorbilità con la sintomatologia depressiva sia in gravidanza sia nel post-partum. L'incidenza in gravidanza oscilla tra il 18% e il 25%, mentre nel post-partum è intorno al 4.7%
Nelle ricerche recenti si è cercato di retrodatare sempre di più l'emergere di questi problemi. Prima si parlava di depressione e ansia post-partum, oggi le ricerche hanno mostrato come sono già presenti in gravidanza. Oggi più che di depressione o ansia post-partum si parla di depressione o ansia perinatale (che può essere sia dopo il parto sia durante la gravidanza).

Tratto da PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO SOCIO-AFFETTIVO di Mariasole Genovesi
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