Relazioni di amicizia
È stata molto poco studiata fino a pochi anni fa, ma allo stesso tempo è vista come una relazione molto importante, soprattutto a livello di formazione della personalità del bambino.
La relazione di amicizia viene definita come una relazione di intimità, con caratteristiche specifiche e diverse rispetto alla relazione tra fratelli e la relazione con i genitori:
- Rapporti di mutualità e scambio reciproco (è assente la verticalità fratello maggiore-minore)
- Disvelamento di sè: si può svelare all'amico parti di sè segrete e particolarmente intime, e questa condivisione può essere molto importante
- Intimità psicologica e fisica
- Valorizzazione reciproca: riprende gli aspetti di rispecchiamento presenti anche nella relazione con genitore e con fratelli.
Solo dagli anni 70 (con l'infant research) sono comparse ricerche sistematiche sulle relazioni di amicizia tra i bambini. Quando iniziano le amicizie nei bambini? In età molto precoce, dato che l'imitazionen reciproca è già presente a 2-3 mesi. Però si può parlare di amicizia, in cui il bambino cerca la relazione con l'altro, dai due anni. Dai 4 anni le amicizie si fanno più stabili. Nella preadolescenza si verifica il fenomeno per cui le amicizie sono dello stesso sesso, ed è solo nell'adolescenza che si rimescolano i generi con presenza di gruppi misti.
Quali aspetti positivi ci sono nell'amicizia?
- Condivisione di sentimenti e pensieri
- Permette il consolidamento di sè
- Agevola l'autostima, la fiducia in se stessi e la valutazione positiva di sè (grazie alla valorizzazione reciproca)
Ricercatori sul versante cognitivo sottolineano come le amicizie possono inoltre incrementare non solo le competenze socio-emotive del bambino, ma anche cognitive e di cooperazione.
Al contrario se si osserva un bambino all'asilo o alle elementari privo di amicizie, potrebbe essere a rischio rispetto all'acquisizione di competenze sociali e potrebbe essere indicatore di problemi socio-emotivi (questi bambini sono più egocentrici). Inoltre potrebbe essere indicatore di attaccamento insicuro con i genitori.
Per concludere il discorso sull'amicizia, consideriamo un aspetto particolare dello sviluppo infantile, cioè il fenomeno del "compagno immaginario", cioè un amico che non è reale, ma finzionale (rientra nel gioco simbolico). Non tutti i bambini lo hanno., ma un terzo dei bambini. Compare nell'età prescolare e va avanti fino alla preadolescenza. In cosa consiste? Vengono attribuite a un particolare personaggio (peluche bambola) caratteristiche umane, oppure a un amico invisibile.
Che funzione assolve? Alcuni ricercatori parlano di una continuità con l'oggetto transizionale, che ha funzione di consolazione nei momenti di solitudine, presentificando le funzioni materne. Verso i 2 anni scompare l'oggetto transazionale e compare l'amico immaginario. Anche l'amico immaginario, come l'oggetto transizionale, ha funzione di protezione e consolazione. Sarebbe anche qualcuno con cui condividere emozioni e pensieri, quindi servirebbe anche a diminuire la solitudine, quindi avrebbe funzione di auto consolazione. Quindi le sue funzioni sarebbero positive. Intervistando bambini con amici immaginari le funzioni prevalenti sembrano proprio essere: rassicurazione, consolazione, ascoltatore, compensazione rispetto al sè (un amico particolarmente bravo e potente), funzione moralizzatrice (potrebbe essere una sorta di genitore che sgrida, quindi questa sarebbe una funzione negativa, ma nella maggior parte dei casi le funzioni sono positive).
Che caratteristiche ha? Secondo alcuni è un alter-ego del bambino, con caratteristiche potenziate. Però allo stesso tempo è un altro da sè ed è un amico fidato.
Alcuni psicoanalisti che hanno osservato l'amico immaginario in situazioni cliniche, hanno osservato che in alcuni casi questo compagno immaginario rappresentasse genitori minacciosi, quindi è come se diventasse non un compagno fidato, protettivo e consolante, ma qualcuno che può spaventare il bambino.
Ritornando agli aspetti adattivi, alcuni ricercatori hanno indagato se esistono differenze tra bambini con compagno immaginario e senza. È stato emerso che il bambino con compagno immaginario aveva maggiore creatività, però allo stesso non c'erano differenze sul piano di competenze sociali e cognitive. Sul piano delle differenze di genere i maschi avevano soprattutto compagni maschili, mentre le femmine sia maschi sia femmine. Ciò è stato riscontrato anche nell'ambito dei sogni: sia da bambini sai d adulti i maschi tendono a sognare soprattutto maschi, mentre le femmine sia maschi che femmine.
L'aspetto di rischio emerge quando il compagno immaginario non scompare e rimane presente per molto tempo, depauperando il bambino da altre relazioni (il bambino ha una relazione esclusiva solo con il compagno immaginario), e infine può sfociare in aspetti allucinatori (il bambino è convinto che il compagno immaginario sia reale).
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Dettagli appunto:
- Autore: Mariasole Genovesi
- Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
- Facoltà: Psicologia
- Corso: Psicologia dello sviluppo e dei processi educativi
- Esame: Psicologia dello sviluppo socio-affettivo
- Docente: Cristina Riva Crugnola
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