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Spinoza e il dono profetico dei giudei

La vera felicità e beatitudine di un uomo riposano esclusivamente sulla sapienza e sulla conoscenza della verità e non sul fatto che egli è più sapiente degli altri, perché questa considerazione non accresce affatto la sua sapienza, cioè la sua felicità autentica. Chi si compiace di questo si compiace dunque del male altrui ed è perciò maligno e invidioso e non conosce la vera sapienza né la serenità della vita. È certo quindi, che gli ebrei non sarebbero stati meno beati se Dio avesse chiamato alla salvezza tutti nello stesso modo. 

Non intendo negare che Dio prescrisse ad essi soli quelle Leggi del Pentateuco, né che Egli parlò solo a loro, né che gli Ebrei videro tanti miracoli quanti nessun altro popolo vide. Gli ebrei hanno superato tutti gli altri popoli non per scienza né per religiosità, ma per tutt’altro. Mi appresto a considerare quale sia stata la causa per cui il popolo ebreo fu detto eletto da Dio tra tutti gli altri. Le nazioni si distinguono reciprocamente solo in rapporto alla società ed alle leggi in cui vivono e da cui sono governate: perciò la nazione ebrea fu prescelta da Dio tra tutte le altre non in rapporto all’intelletto ed alla serenità dell’animo, ma in rapporto alla società ed alla fortuna grazie a cui raggiunse e conservò per molti anni la dignità di Stato sovrano. Anche le leggi dell’Antico Testamento furono rivelate e prescritte solo ai Giudei: infatti, poiché Dio li elesse solo perché formassero una particolare società e costituissero un particolare Stato, essi dovevano necessariamente avere particolari anche le leggi.
Riguardo all’intelletto e alla virtù, cioè riguardo alla beatitudine, Dio è a tutti ugualmente propizio. Dal momento che Dio è propizio a tutti nello stesso modo e dato che gli ebrei non furono eletti da Dio se non per quanto riguarda la società e lo Stato, il singolo giudeo considerato di per sé al di fuori della propria comunità, non possiede doni divini al di sopra degli altri, né tra esso e i Gentili v’è alcuna differenza. Dal momento che il compito del profeta non fu quello di insegnare le leggi patrie particolari, ma quello di insegnare la vera virtù e di istruire in essa gli uomini, è fuori dubbio che tutti i popoli ebbero i loro profeti e che il dono profetico non fu peculiare dei giudei.
La legge fu rivelata a tutti indistintamente e sotto la sua autorità tutti vissero. Dio è il Dio di tutti i popoli. Se si vorrà sostenere che i giudei sono stati eletti da Dio in eterno per questa od altra ragione, io non farò opposizione, purché si riconosca che questa elezione, temporanea o eterna, non riguarda che lo Stato e i vantaggi terreni; ma rispetto all’intelletto e alla vera virtù nessun popolo si distingue dall’altro e pertanto sotto questo aspetto non è nemmeno eletto da Dio a preferenza di un altro.

Tratto da TRATTATO TEOLOGICO-POLITICO DI SPINOZA di Valentina Ducceschi
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